Dall’eredità fascista all’incarnazione della novità, la festa fratelli d’Italia alle porte del potere (lemonde.fr)

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La leader di estrema destra Giorgia Meloni, 
vincitrice delle elezioni legislative del 
25 settembre, 

mantiene l’ambiguità sui suoi rapporti con il Movimento Sociale Italiano, creato dopo la seconda guerra mondiale dai dignitari del regime di Mussolini.

Dobbiamo fermarci un attimo su questa fiamma tricolore stilizzata, verde-bianco-rosso, installata al centro del logo di Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni, che i sondaggi danno come l’annunciata vincitrice delle elezioni politiche italiane del 25 settembre.

Per un lettore francese, il simbolo può sembrare stranamente familiare. Infatti, a parte il colore, la fiamma ricorda il logo storico del Fronte Nazionale, dalla sua creazione nel 1972 alla metà degli anni 2010.

Jean-Marie Le Pen ha accettato questo prestito italiano senza difficoltà (“Era il più bello che ci fosse sul mercato”, ha confidato in un’intervista televisiva), che, successivamente, ha posto più problemi a sua figlia Marine, in cerca di rispettabilità.

 

Ma vista dall’Italia, questa fiamma rimanda ad un’altra storia, più antica e ancora più sulfurea: quella del Movimento Sociale Italiano (MSI), fondato nel 1946 da un manipolo di ex dignitari della Repubblica di Salò, rimasti fedeli al Duce fino alla fine.

Immaginato, secondo la leggenda, da Giorgio Almirante (1914-1988), figura tutelare del MSI, in riferimento alla fiaccola che avrebbe dovuto illuminare eternamente la tomba di Benito Mussolini, rappresentava poi, senza ambiguità, la fedeltà agli ideali del fascismo, nonostante l’ignominioso crollo del regime e la liberazione del paese da parte degli Alleati, compiuta pochi mesi prima.

Il 13 agosto, presentando lo stesso simbolo sul suo account Twitter, la leader di Fratelli d’Italia ha scritto: “Eccolo, il nostro bellissimo simbolo depositato per le prossime elezioni. Un simbolo di cui siamo orgogliosi”, scegliendo di ignorare coloro che, nel suo stesso campo, suggeriscono di mettere via per sempre il simbolo ingombrante.

E quando la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz, ha esortato Giorgia Meloni a “togliere questa fiamma” dal logo del suo partito, ha risposto con una ferma richiesta di inammissibilità, affermando con tono di prova che “la destra italiana ha restituito il fascismo ai libri di storia per diversi decenni”.

Ambiguità e doppio discorso

Come è possibile aggrapparsi a un simbolo così visibile facendo sì che “i nostalgici del fascismo non abbiano posto” all’interno di Fratelli d’Italia? Certo, ambiguità e doppi discorsi non sono rari nel panorama politico italiano, e di regola sono piuttosto redditizie elettoralmente. Ma questa contraddizione va presa sul serio, perché è al centro dell’evoluzione delle correnti politiche post-fasciste dalla caduta di Mussolini … leggi tutto

 

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