intervista con Giuseppe De Rita di Concetto Vecchio
“In questi giorni mi capita spesso di pensare alla guerra. Avevo 13 anni e certe notti per la fame non riuscivo a dormire. Guardavo il soffitto e non mi addormentavo. Poi il conflitto finì ed io sentivo di essere già un uomo. Capivo che avrei dovuto fare uno sforzo immane per uscire da quella notte. E come me lo sapevano anche gli italiani. Tutto attorno a noi era in macerie, però ce l’abbiamo fatta, siamo diventati la quinta potenza del mondo”.
Professor De Rita, come faremo ad uscire da questa notte? […] Bisogna rimboccarsi le maniche?
“Sì. Nel 1945 eravamo straccioni e lo Stato non poteva aiutare nessuno, al massimo qualche pensione di guerra e un po’ di edilizia, eppure tutti si misero a faticare senza risparmiarsi”.
Non è così stavolta? Nessuno vorrebbe dover stare a casa
“Noto questo: si tende a delegare tutto allo Stato, anche la beneficienza. Mi ha colpito che le grandi imprese abbiano donato in buona parte alla Protezione civile. Abbiamo statalizzato la pandemia”.
In una pandemia non deve pensarci lo Stato?
“Ma lo Stato non potrà farsi carico di 60 milioni di italiani” … leggi tutto