Iran: nelle Università i giovani protestano contro la segregazione di genere: a mensa insieme (rainews.it)

di Laura Aprati

 La fine dei 40 giorni di lutto per la morte 
di Mahsa Amini

Le forze di sicurezza avrebbero messo in guardia i familiari della giovane 22enne, morta il 16 settembre mentre era in custodia della polizia per la morale, dal tenere cerimonie o visite alla sua tomba

Non solo lo slogan “donne, vita e libertà” è uscito dall’università iraniane, ma  anche un forte attivismo propositivo. Gli studenti hanno di fatto smantellato la segregazione di genere con la loro resistenza. E lo hanno fatto con gesti, come quello di sedersi insieme uomini e donne, a mangiare nonostante gli arresti, gli insulti, le percosse. Una resistenza civile che da oltre 30 giorni si oppone al regime e anzi cresce di giorno in giorno.

Nonostante la tensione sia altissima in vista delle cerimonie programmate domani per celebrare la fine dei 40 giorni di lutto dalla morte di Mahsa Amini.  Secondo gli attivisti, le forze di sicurezza hanno messo in guardia i familiari della giovane 22enne, morta il 16 settembre mentre era in custodia della polizia per la morale perché non portava il velo in modo corretto, dal tenere cerimonie o visite alla sua tomba.

Video diffusi sui social mostrano proteste alla Beheshti University e alla Khaje Nasir Toosi University of Technology, entrambia Teheran, cosi’ come alla Shahid Chamran University di Ahvaz in Khuzestan.

“Alcuni studenti sono stati rilasciati mentre altri, che erano attivi nelle rivolte e che soprattutto hanno legami con gruppi criminali, saranno messi a processo per avere agito contro il Paese”. Lo ha detto il portavoce della magistratura iraniana Massoud Setayeshi, come riporta Irna, parlando degli studenti arrestati durante le dimostrazioni, in corso da oltre un mese in varie città dell’Iran, per Mahsa Amini.

In questi giorni sono stati avviati processi contro alcuni dei dimostranti a Teheran, Alborz, Isfahan e nel Kurdistan, provincia di cui Mahsa Amini era originaria. Secondo i dati di Hrana, agenzia degli attivisti dei diritti umani iraniani, sarebbero oltre 12mila le persone arrestate durante la repressione delle proteste.

Un colonnello dei Guardiani della rivoluzione e un membro delle milizie Basij sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco da persone non identificate a Zahedan, nel sud-est dell’Iran. Lo riporta l’agenzia di stampa Tasnim, citata da Iran International. Capitale della provincia Sistan-Baluchistan, Zahedan è una delle poche città a maggioranza sunnita nell’Iran sciita, teatro di violenti scontri scoppiati tra forze di sicurezza e manifestanti il 30 settembre scorso, ribattezzato “venerdì di sangue”, dopo la preghiera.

In quell’occasione, secondo quanto riportato da organizzazioni per i diritti umani, almeno 80 persone hanno perso la vita. Si è trattato della giornata più sanguinosa registrata nel Paese dall’inizio delle proteste di piazza per la morte di Mahsa Amini.

(Twitter/@mojtaba_najafi)

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