di Marta Casadei, Michela Finizio, Valentina Melis
Ingressi e uscite scaglionati, spazi contingentati, rotazione e turni per ridurre le compresenze, permanenza minima negli ambienti comuni, riunioni tra colleghi solo in casi di urgenza seguendo rigidi protocolli, stop a trasferte in Italia e all’estero, niente formazione se non a distanza.
È il nuovo assetto del lavoro ridisegnato dall’emergenza sanitaria da coronavirus, mentre si va verso la cosiddetta fase 2, che progressivamente dovrebbe riportare nelle aziende 7,1 milioni di lavoratori impiegati nelle 2,1 milioni di imprese sospese con il lockdown imposto dall’emergenza Covid-19, responsabile del 39,5% del Pil nazionale secondo l’Istat.
L’attività delle imprese è vincolata all’attuazione del “Protocollo condiviso per il contrasto al Covid-19 negli ambienti di lavoro”, così come integrato il 24 aprile da Governo e parti sociali. Il Sole 24 Ore del Lunedì ha analizzato circa venti protocolli aziendali già sottoscritti da rappresentanti datoriali e sindacati: emergono alcuni elementi comuni che ridisegnano radicalmente spazi e organizzazione del lavoro, con alcune peculiarità legate ai singoli settori e capacità differenti di innovare.
Entra solo in alcune aziende, ad esempio, la sperimentazione di test sierologici per verificare l’assenza del virus nel personale … leggi tutto