Farsi un bagno sotto casa. L’enormità del nuovo mondo sfuggita agli scrittori
L’altro giorno. Un titolo, dice: “Palazzo Chigi chiarisce: ‘Chi abita al mare o vicino a un lago può anche fare un bagno’”. Mi alzo tardi, intontito, per un momento sto ancora in un giorno ordinario, un giorno di prima del virus – di prima. L’effetto straniante del titolo fa ridere e sussultare. Per un momento, l’enormità del nuovo mondo è riapparsa, come succederebbe a uno che fosse entrato in coma il 27 gennaio e ne fosse uscito il 25 aprile, o agli astronauti rientrati da un lungo viaggio. Gli astronauti al rientro vanno in quarantena, ora a chi può importare.
L’inaudita quarantena universale ha eccitato scrittrici e scrittori, titolati o aspiranti. C’è stata fretta, naturalmente. Libri sono usciti, buoni, mediocri, fessi. Libri instant: per segnalare il cambio d’epoca. C’è l’altro versante della cosa. Scrittori ammutoliti, sbigottiti. Non per l’enormità: la letteratura è questo, alla fine, che ci sono più cose in cielo e in terra di quante ne possa sognare Orazio e la sua filosofia.
Ma non ci si rassegna facilmente a questo scacco. Scrittori che si mordono le mani, si rodono il fegato, costretti ad ammettere che non avrebbero saputo, non hanno saputo figurarsi un titolo così: “Palazzo Chigi chiarisce: ‘Chi abita al mare o vicino a un lago può anche fare un bagno’” … leggi tutto