Tutti gli equivoci che spiegano il fallimento del reddito di cittadinanza e dei navigator (linkiesta.it)

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Il decreto delle due bandiere

I beneficiari della misura assistenziale di solito non hanno una esperienza recente di lavoro e hanno qualifiche molto basse: chi avrebbe dovuto trovargli un impiego, di fatto, non è riuscito a compiere una missione impossibile

Negli ultimi anni, chiunque, in buona fede, ha potuto rendersi conto dei danni profondi, spesso difficilmente rimediabili, provocati da scelte politiche dettate non solo da un’impostazione ideologica, ma persino da un puntiglio o da una mossa di mera propaganda.

Una volta che iniziative legislative sbagliate entrano a far parte degli ordinamenti, nel circuito economico e nel corpo sociale di un Paese, ne dirottano gli itinerari e continuano a far parte anche della realtà.

Un governo che si accorgesse degli errori compiuti in precedenza, dovrebbe comunque affrontare la situazione per quello che è divenuta. Il governo giallo-verde nella trascorsa legislatura ha disseminato, in molti settori, errori e paradossi che sono rimasti come un macigno sul percorso degli esecutivi successivi.

Prendiamo, per esempio, il caso di quota 100: una modifica di carattere sperimentale e di durata triennale, piovuta come una meteora sul tragitto delineato dalla riforma Fornero, per ritrovarsi alla fine a dover gestire il rientro in quei binari, sulla base di complessi marchingegni che sono allo studio anche adesso in vista della legge di bilancio (riusciranno i nostri eroi ad evitare il ricorso all’esercizio provvisorio?).

Lo stesso discorso vale per il cosiddetto decreto dignità che ha introdotto pesanti condizionali nella possibilità di prorogare i contratti a termine; salvo doversi accorgere che questa norma, soprattutto durante la pandemia, creava più problemi all’occupazione di quanti non li risolvesse mediante la trasformazione in contratti a tempo indeterminato.

Se volessimo allargarci oltre il perimetro del lavoro e del welfare potremmo citare altre misure in tema di giustizia e di ambiente che stanno ancora alla ricerca di una soluzione, non perché non esista (si pensi alla trivellazioni nell’Adriatico), ma perché continuano a permanere incomprensibili veti politici. Ma il grand guignol della legislazione a perdere va cercato nel Reddito di cittadinanza (RdC) di cui al decreto n.4/2019 dove stava in buona compagnia con quota 100 e le altre misure in materia di pensioni.

Potremmo chiamarlo il «decreto delle due bandiere». Sappiamo come è nato questo istituto assistenziale. Una mattina Beppe Grillo si è svegliato, al pari di Zeus con un dolore alla testa. Il capo degli dei falsi e bugiardi se ne liberò liberando Athena dalle sue meningi; Grillo inventandosi una formula (il reddito di cittadinanza) che avrebbe fatto tendenza di lì a poco, soppiantando, dopo la vittoria nelle elezioni del 2018, quel reddito di inserimento (ReI) entrato in vigore da pochi mesi, ma la cui impostazione corrispondeva già allora a quella che viene dibattuta oggi in un quadro di profonda revisione del Reddito di cittadinanza.

Le prime vittime di questa revisione sono quei navigator a cui non sarà rinnovato il contratto. E qui sta un vistoso paradosso: questi giovani furono assunti, sulla base di una selezione frettolosa e in polemica con le Regioni, quando non erano in grado di svolgere le mansioni loro affidate e vengono licenziati quando, dopo tre anni, hanno imparato sicuramente a svolgere quanto meno un lavoro d’ufficio nei centri per l’impiego. Tutto ciò in attesa dell’assunzione nei centri per l’impiego di migliaia di persone le quali, ovviamente, dovranno imparare il mestiere daccapo.

I navigator pagano il fio di tutte le assurdità con cui è nato il Reddito di cittadinanza. Il difetto più grave è stato quello di tenere insieme l’obiettivo di fornire un sostegno alle famiglie povere e nello stesso tempo avvalersene come strumento di politica attiva, affidata appunto ai cosiddetti navigator privi, oltre all’improvvisata competenza, di adeguati strumenti poter svolgere il loro compito.

Eppure si tratta di giovani: l’età media è pari a trentacinque anni; solo il ventiquattro per cento ha superato i quaranta anni; il quarantuno per cento si colloca tra i trenta e i quaranta anni; il trentacinque per cento ha meno di trent’anni. Il cinquantaquattro per cento è formato da donne.

Il governo di allora chiamò dal profondo Sud degli Stati Uniti un signore che assicurava di avere a disposizione una piattaforma informatica talmente perfezionata da poter mettere in rete persino i dati dei passeri e degli usignoli (salvo accorgersi poi che i dati devono essere conosciuti per poterli raccogliere). Poi venne il momento dei riti, della beatificazione della yellow card sotto teca e quant’altro.

In sostanza, questi giovani furono ingaggiati e divennero i protagonisti di uno spettacolo surreale, dando luogo a tutti gli sfoghi dell’invidia sociale che era allora (solo?) il sentimento dominante del vivere quotidiano. Così il modo sgangherato con cui vennero fatti entrare in scena con il compito di svolgere missioni impossibili, ha collocato i navigator nello stand da «tre palle a un soldo» in cui ogni tanto finisce qualcuno (persona o ente) sulla base del passaparola.

Poi, lo sappiamo, una volta che è stata affibbiata un’etichetta, nessuno si prende la briga di rimuoverla. In verità, per quanto riguardava le politiche attive, si mise di mezzo anche la pandemia, ma questa funzione del Reddito di cittadinanza è miseramente fallita (ancora peggio del venir meno delle attese di nuove assunzioni di giovani in conseguenza di quota 100) … leggi tutto

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