di Gregorio Dimonopoli (diario.world)
Le fughe della Lep(o)re
Nel fine settimana un’improvvisato corteo del CUA ha attraversato il centro storico della città proponendo una serie di azioni di dubbio gusto, tra le quali l’impiccagione di un manichino che rappresentava il presidente del consiglio.
Ovviamente si è scatenata una canea di reazioni, giustificabili, sul messaggio violento. Reazione ben più soft da parte della maggioranza politica di Bologna avvenne invece quando, qualche anno fa, accadde una medesima esposizione macabra con il “mostro” Salvini in occasione di una polemica visita ad un campo Rom.
Detto tutto ciò , colpisce la spianata di richieste urlate a tutti i media di punizioni ferree per i protestatari da parte del nostro primo cittadino. La sua vicesindaca, non la mia, ha aspettata solo la sera successiva di quella giornata per stigmatizzare l’impiccaggione, nonostante nella mattina si era tenuto un question time in consiglio comunale e dove tutti i consiglieri, anche di maggioranza, iniziavano il proprio intervento con una nota di biasimo contro il CUA.
Due coincidenze? Può darsi, ma…
Nella mia istintiva diffidenza nel confronti di questa giunta, dovuta ad una frankestiana amalgama di forze politiche in antitesi tra loro, il pensiero è scattato subito verso l’ipotesi che il terrore di poter perdere due infrastrutture (tram e passante) possa aver fatto scattare l’ansia del sindaco schierandosi con inusuale tempismo con il governo. Della serie: io mi sono fatto eleggere per inaugurare la di ogni e questo viene prima di ogni “amicizia” passata e tollerante verso una certa sinistra (?). Basterebbe ricordarsi della vergognosa vicenda dell’XM 24.
Marcel Jacobs farebbe bene a guardarsi alle spalle, c’è chi può correre molto più veloce.
Ma forse sbaglio.
Pesci
La sardina Mattia Sartori ha deciso di iscriversi alla costituente del PD; poi – ha dichiarato – se il risultato finale non gli piacerà, non si iscriverà al PD.
In cosa per lui un partito differisca da un autobus è una domanda credo legittima. Come prenderanno le sue parole gli altri costituenti – in estrema sintesi: “discutiamo pure, ma se il risultato finale non mi piacerà, me ne andrò” – è per me ragione di curiosità.
Del resto la sardina – che peraltro mi è molto simpatico, anche per questa sua irregolarità – ha buoni maestri, i Bersani, i D’alema, che dopo una vita in maggioranza, essendosi trovati per la prima volta, e già in tarda età, in minoranza, se ne uscirono dal PD, distruggendo per sempre – non ci crederete, ma me ne dolgo – l’idea di un partito plurale in cui si co-opera e spesso ci si sopporta in nome di più alti valori: right or wrong, my party.
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