Il grido di allarme della magistratura
Sui bonus edilizi sono state commesse truffe per ameno 5,64 miliardi di euro a livello nazionale. Lo conferma la ricognizione di Guardia di finanza e Agenzia delle entrate,
E il Veneto? Non ci sono cifre, ma c’è qualcosa di diverso, e forse ancora più importante: l’allarme del procuratore distrettuale della Repubblica di Venezia, Bruno Cherchi – riportato dal quotidiano Il Mattino di Padova – che parla chiaro: “Pensare che possa essere la repressione penale – e quindi i processi – a fermare queste attività è assolutamente fuori luogo. Non saremo mai in grado di fare i processi per tutte queste cose. Abbiamo un carico di lavoro che non è gestibile, ma non è neppure questione di organico: anche a pieno organico non saremmo in grado di fare questi processi”.
Le cronache raccontano di una vera e propria escalation. Nel Trevigiano, per esempio, si contano, duecentotrenta contratti firmati senza vedere nemmeno l’ombra di un’impalcatura, oltre 500 gli impegni per lavori con il Superbonus presi solo nel primo anno di attività.
Le fiamme gialle, in esecuzione di un decreto del Tribunale di Treviso, hanno sequestrato crediti d’imposta per circa 7 milioni di euro e disponibilità finanziarie e immobili per circa 1,2 milioni di euro, ottenuti attraverso il Superbonus 110%. La punta di un iceberg.
Il procuratore, sia pure con una certa diplomazia legata al suo ruolo, non le manda a dire: “Il legislatore dovrebbe prestare attenzione alle modalità con cui vengono erogati questi finanziamenti e si pensi anche ai possibili contraccolpi di un uso improprio. La questione dei bonus ci sta creando grossi problemi di numeri”.
Come sempre accade in queste situazioni, le vittime dei sistemi di truffa allo Stato sono i cittadini onesti. Le banche hanno cominciato a non scontare più – o a farlo con molta difficoltà – i crediti in portafoglio, proprio per evitare di finire nel mezzo di guai giudiziari. Risultato: chi aveva cominciato i lavori è senza liquidità. “Il problema principale – puntualizza Cherchi – è stato rappresentato dalla possibilità di cessione del credito senza controlli: sono sistemi che andrebbero meditati con un po’ di attenzione. Posso capire che ci sia la necessità da un lato di rimettere a posto le facciate, dall’altro di avere tempi rapidi ma dobbiamo considerare quale impatto hanno tutte queste attività sulla società, ed è la società che ne deve rispondere”.