Tagliati fuori dal vincolo dei due mandati,
l’ex reggente del Movimento e la già vicepresidente del Senato diventeranno collaboratori dei gruppi a Montecitorio e a Palazzo Madama
Niente da fare, un altro baluardo del Movimento 5 stelle è crollato: i conti con la realtà, da quando la guida del partito è stata assunta da Giuseppe Conte, hanno imposto una radicale trasformazione dei principi fondativi della creatura di Beppe Grillo.
Così, dal vivere la politica come un’esperienza con data di inizio e fine, si è passati a vivere di politica. La scusa è non disperdere quell’esperienza accumulata nei palazzi. Le due facce dell’ultima giravolta valoriale sono quelle di Vito Crimi e Paola Taverna: per loro, scrive la Repubblica, sarebbe pronto un contratto da circa 70 mila euro annui come collaboratori parlamentari.
Lavoreranno rispettivamente per i gruppi pentastellati di Camera e Senato, continuando a indossare quel tesserino che consentirà loro di entrare a Montecitorio e Palazzo Madama. Sembrano lontanissimi i tempi in cui Taverna dichiarava, in romanesco: «Io nun sò politica, sono solo una cittadina. La casta difende i privilegi». La casta, cruccio grillino scomparso dai radar delle battaglie pentastellate: «La casta vuole tenersi il malloppo dei vitalizi, noi non molleremo», diceva Crimi.
A breve, la ex vicepresidente del Senato e l’ex reggente del Movimento, dopo due legislature a carico dei contribuenti, tornerebbero a essere retribuiti grazie alle tasse versate dai cittadini. Inquadrati nei gruppi parlamentari e retribuiti con 3 mila euro netti al mese, Taverna e Crimi avrebbero vantato un credito di fedeltà nei confronti di Conte che, per il momento, si sarebbe sbilanciato nel garantire soltanto loro due tra i parlamentari che hanno già consumato il doppio mandato.
Il quotidiano del gruppo Gedi scrive che già da settimane, all’interno del partito, si ragionava su come reimpiegare i due. Era difficile inquadrarli nella scuola di formazione interna e retribuirli, per un impegno saltuario, con una paga così elevata. Anche stipendiarli come dirigenti del partito non avrebbe convinto l’inner circle contiano: troppo in odore di Prima repubblica.
Così, Crimi e Taverna vestiranno i panni dei collaboratori di Camera e Senato, lavorando e guadagnando per altri cinque anni grazie alle istituzioni del potere legislativo. L’operazione segue i regolamenti delle due Camere ed è tutta lecita.
Come è lecito constatare che la propaganda di “aprire i palazzi come scatolette di tonno” non ha funzionato: dopo essere stati eletti parlamentari, anche ai grillini è piaciuta la vita da tonni e, dalla scatola, non sono voluti più uscire.