La crisi di governo di fatto preannunciata dal discorso di Matteo Renzi in Senato dimostra che la maledizione della fase due è come la regola dell’amico: non sbaglia mai.
Che si tratti di fisco o di pandemia, di riaprire i parrucchieri, alzare l’età pensionabile o riformare la giustizia, dal momento in cui il governo in carica comincia a discuterne in quei termini, e dunque pronuncia le parole magiche, non c’è più scampo.
Sottovalutare Giuseppe Conte sarebbe però un errore. Non è da tutti andare al governo con Matteo Salvini, sottoscrivere i suoi decreti sicurezza, vedere persino il proprio partito gareggiare con lui in efferatezza, allo scopo di moltiplicare per tre o per quattro le multe a carico di chi salva vite in mare, e poi da un giorno all’altro ritrovarsi a guidare la maggioranza opposta (cioè l’opposizione fattasi maggioranza), senza cambiare una virgola di quei provvedimenti, e venendo pure incoronato dal segretario del Pd quale «punto di riferimento fortissimo di tutti i progressisti» … leggi tutto