Sì o no ai vaccini: quanto conta il background culturale (lavoce.info)

di  E 

I valori e le convinzioni che modellano la 
nostra percezione della realtà possono avere 
un’influenza significativa sui comportamenti 
che interessano la salute pubblica. 

La conferma arriva da uno studio sulla campagna vaccinale anti-Covid negli Usa.

Il Covid e i vaccini

L’11 marzo del 2020 l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) proclamava la pandemia da Covid-19. La rapidissima diffusione del virus dopo i casi a Wuhan nel dicembre 2019 aveva nel frattempo spinto moltissimi paesi ad adottare misure di isolamento e distanziamento sociale volte ad alterare le nostre abitudini, frenare il contagio e limitare, ove possibile, il costo in termini di vite umane perdute.

In quelle drammatiche giornate divenne tuttavia immediatamente evidente come l’unico modo per uscire dall’emergenza, e ripristinare un certo grado di normalità, era rappresentato dalla (allora ancora remota) possibilità di riuscire a vaccinare adeguatamente la popolazione.

Lo sviluppo e la distribuzione dei vaccini si sarebbe poi rivelata sorprendentemente veloce. L’impegno profuso da ricercatori, autorità regolatorie e finanziatori (soprattutto fondi pubblici) ha permesso di avere vaccini efficaci e sicuri in meno di un anno. Mai nella storia della medicina la diffusione di una malattia infettiva era stata interrotta così rapidamente grazie allo sviluppo di vaccini.

Ma mentre alcuni paesi sono riusciti a raggiungere un’ampia copertura vaccinale in un breve lasso di tempo, altri sono stati molto più lenti, e la copertura si è rivelata estremamente disomogenea anche tra distinti gruppi sociali ed etnici nell’ambito degli stessi paesi.

Nel maggio 2021, un sondaggio Gallup ha stimato la cosiddetta esitazione vaccinale, ossia il ritardo nell’adesione o il completo rifiuto della vaccinazione nonostante la disponibilità di servizi vaccinali, a circa un terzo della popolazione adulta mondiale.

L’esitazione vaccinale può essere spiegata da diverse ragioni. Fra queste figurano una percezione ridotta del rischio di contrarre la malattia (o di subirne conseguenze gravi), la fiducia in misure di prevenzione alternative e le preoccupazioni sulla sicurezza e sull’efficacia del vaccino, accentuate nel caso specifico del Covid-19 dalla paura di effetti collaterali dovuti al processo di approvazione estremamente rapido del vaccino.

L’esitazione vaccinale è dunque strettamente legata alla percezione del rischio che, a sua volta, è una caratteristica intrinsecamente socio-culturale: siamo tutti inseriti in un contesto sociale e culturale in cui, ed attraverso il quale, il rischio viene costruito e interpretato.

Lo studio

In un lavoro recente abbiamo esaminato la campagna vaccinale contro il Covid-19 negli Stati Uniti e abbiamo mostrato come l’eterogeneità dei risultati conseguiti fra stati e contee diverse possa essere spiegata (almeno in parte) dalle differenze nel background culturale e dall’insieme dei valori diffusi nelle diverse comunità. La nostra analisi si incentra sul primo e sul secondo ciclo di vaccinazione, tenutisi tra il gennaio 2021 e il luglio 2022.

La ricerca conferma anzitutto la rilevanza delle preferenze politiche. Una vasta letteratura ha esaminato il ruolo svolto dall’affiliazione politica nello spiegare le marcate differenze che emergono negli Stati Uniti per quanto concerne il rispetto delle misure di salute pubblica e l’adesione a campagne vaccinali contro malattie infettive, evidenziando una minore propensione a seguire le indicazioni del governo federale da parte degli elettori repubblicani. I nostri risultati mostrano come i repubblicani siano stati marcatamente meno propensi ad aderire alla campagna vaccinale promossa dal governo durante l’emergenza da Covid-19.

La figura 1 mostra l’evoluzione giornaliera della quota di persone completamente vaccinate e di persone che hanno ricevuto almeno una dose del vaccino nelle diverse contee Usa, catalogate in base al voto espresso nelle ultime quattro elezioni presidenziali.

Le roccaforti democratiche (in blu), ossia quelle contee in cui il candidato democratico ha sempre vinto, hanno registrato quote più elevate di popolazione vaccinata rispetto alle roccaforti repubblicane (in rosso) durante tutto il periodo sotto esame. Invece, le cosiddette “swing counties” (in verde) – ossia le contee contese dai due partiti, nelle quali in alcuni casi ha vinto il candidato democratico e in altri quello repubblicano – si situano nel mezzo tra i due casi estremi.

Figura 1 – Percentuale giornaliera di persone completamente vaccinate e di persone che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino negli Stati Uniti (contee divise in base ai risultati delle elezioni presidenziali tenutesi tra il 2000 e il 2020) … leggi tutto

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