di Chiara Saraceno
Non è vero che siamo tutti uguali di fronte al Covid 19.
Non lo siamo rispetto al rischio di contagio, perché alcune professioni e condizioni di vita espongono più alcuni di altri. Riguarda, ovviamente, le professioni sanitarie, ma riguarda anche le commesse, gli addetti alle pulizie delle strade, alla raccolta dei rifiuti, i trasportatori, tutti coloro, con professioni non prestigiose e pagate relativamente poco, che nelle settimane della chiusura hanno continuato a lavorare in “presenza”.
Non siamo uguali neppure di fronte all’esperienza del “restiamo a casa”, non solo perché qualcuno la casa non ce l’ha, ma anche perché “casa” si declina molto diversamente e per qualcuno significa vivere stretti, talvolta in situazioni precarie.
“Stare in casa” significa una costrizione insopportabile per il 41% dei bambini e ragazzi che vive in abitazioni sovraffollate, con disagi che spesso si sommano ad altri … leggi tutto