I missili e l’autentica rivendicazione russa: “Sì, siamo terroristi, e allora?” (ilfoglio.it)

di ADRIANO SOFRI

PICCOLA POSTA

Condannata come terrorista dal Parlamento europeo, la Russia di Putin perfeziona il buio e il gelo della popolazione civile ucraina. Si tratta di crimini di guerra così esattamente definiti nel diritto internazionale, argomento indifferente solo per chi pensa che “la guerra è guerra e basta”

Non succede spesso che gli alleati del difensore su un fronte di guerra ricevano il sostegno attivo dell’aggressore nel momento stesso in cui ne denunciano l’operato. Condannata come terrorista dal Parlamento europeola Russia di Putin emula il 23 novembre la sua alluvione di missili del 15 novembre, in modo da perfezionare il buio e il gelo della popolazione civile ucraina.

Si tratta di crimini di guerra così esattamente definiti nel diritto internazionale, argomento indifferente solo per chi pensa che “la guerra è guerra e basta” e torna a dormirci sopra. I missili del 23 novembre sono la autentica, simultanea, rivendicazione russa: “Sì, siamo terroristi, e allora?” La risposta verbale, ufficiale, affidata alla stolida portavoce Zacharova, “Il Parlamento europeo è sponsor dell’idiozia”, non è solo impudente, è la dilapidazione di una delle parole che la Russia, e proprio la Russia di quel famoso Dostoevskij, aveva cambiato universalmente di segno.

Tra i parlamentari europei che chiamano terrorismo il terrorismo, e il regime russo che lo pratica, ci sono quattro italiani che votano contro, tre dei quali guadagnandosi così una piccola foto sui giornali se non addirittura un’intervistina televisiva, e un quarto che Come hai potuto.

Poi un intero gregge di italiani che non vota né contro né a favore, goloso di voti in saldo, in nome della pace che per farsi, anche coi terroristi, non li deve nominare. Il negoziato, così, si allontana, dicono. Il negoziato si era appena allontanato, quando il papa Francesco aveva commemorato l’Holodomor, “lo sterminio per la fame nel 1932-33 causato artificiosamente da Stalin in Ucraina”,  e l’aveva messo nella stessa frase dedicata al martirio ucraino in corso: “Preghiamo per le vittime di questo genocidio e preghiamo per tanti ucraini, bambini, donne e anziani, bimbi, che oggi soffrono il martirio dell’aggressione”.

In realtà né il voto del Parlamento europeo né il discorso del Papa allontanano la prospettiva del negoziato. Piuttosto, prendono atto della sua lontananza. Prendono atto della gittata dei missili russi.

(Julia Rekamie)

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