di Aldo Grasso
Compagni di strada, compagni di niente.
Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, i «gemelli diversi», la «strana coppia», i «Gianni e Pinotto» della sinistra italiana ne hanno combinato un’altra delle loro.
Non contenti di come hanno gestito il caso Soumahoro (dalla vischiosa ipocrisia del «non ne sapevamo nulla» alla mancanza di coraggio nell’assumersi una qualsiasi responsabilità) adesso si trovano in una strana situazione conflittuale.
La Corte d’Assise di Taranto, a conclusione del processo di primo grado chiamato «Ambiente Svenduto» sul disastro ambientale causato dall’ex Ilva, ha condannato diverse persone, tra cui Nichi Vendola: tre anni e mezzo di reclusione all’ex presidente della Regione Puglia.
Bonelli ha sermoneggiato: «A Taranto, per decenni si è inquinato senza che nessuna istituzione locale facesse qualcosa: hanno chiuso gli occhi e legato le mani per non firmare atti a tutela della salute. La magistratura è dovuta intervenire per fare quello che la politica avrebbe dovuto fare».
Peccato che nella giunta Vendola, in qualità di assessore, ci fosse proprio Fratoianni (prescritto il reato, deve solo pagare le spese processuali).
Pensando anche alla lungimiranza del Pd nell’allearsi con il «duo delle meraviglie», la parola «compagni» è solo un film in bianco e nero visto alla tv.