di IVAN LA FRANCA E MASSIMO TADDEI
Il fact-checking de lavoce.info passa al setaccio le dichiarazioni di politici,
imprenditori e sindacalisti per stabilire, con numeri e fatti, se hanno detto il vero o il falso. Questa volta tocca a Giorgia Meloni: davvero siamo in ritardo con l’attuazione del Pnrr?
Dopo aver già messo in dubbio l’operato del governo di Mario Draghi in fase di formazione del suo esecutivo, Giorgia Meloni è tornata a esprimersi sul lascito del suo predecessore. In particolare, ha dichiarato:
“Dei 55 obiettivi del secondo semestre, 30 sono stati lasciati in eredità dallo scorso esecutivo” .
Ma come stanno realmente le cose?
Innanzitutto, va sottolineato come, secondo l’osservatorio sull’attuazione del Pnrr di OpenPolis, fino al primo semestre 2022, il governo Draghi è stato in grado di restare al passo con i tempi sulle scadenze del Pnrr. Nel terzo trimestre, inoltre, gli obiettivi previsti erano solamente quattro, di cui uno già completato, due a buon punto e uno ancora in fase di realizzazione nel momento in cui si è insediato il nuovo governo.
Per i due obiettivi a buon punto, la realizzazione dipendeva da meri atti amministrativi, ma c’era effettivamente un ritardo grave per almeno uno degli obiettivi. Con l’insediamento del governo Meloni, una sola delle tre scadenze ancora in sospeso è stata completata, con due che rimangono in ritardo.
Nel quarto trimestre, il primo sotto responsabilità diretta del governo Meloni, le scadenze sono invece 51, di cui sette già portate a termine dal governo Draghi prima della fine del mandato. Il messaggio di Meloni, dunque, risulta fuorviante, dando l’impressione che il suo predecessore avrebbe dovuto completare la metà delle 55 scadenze previste (quando in realtà erano solo 4, il 7 per cento del totale).
Il quarto trimestre è senz’altro quello più impegnativo per numero di scadenze, in totale 51, e ad oggi solamente 13 obiettivi sono stati completati (solo sei in più rispetto a quelli già portati a termine dal governo Draghi). Secondo OpenPolis, dei 38 obiettivi non ancora raggiunti, 15 sono a buon punto, mentre 23 sono ancora in corso, quindi lontani dal loro completamento.
Sebbene non tutti gli obiettivi, che si tratti di riforme o di investimenti, richiedano lo stesso impegno, in alcuni settori il governo sta avendo più difficoltà nel rispettare le scadenze. Il settore scolastico e dell’università ne è un esempio: a oggi, è stato completato solo il 59 per cento delle riforme previste dal piano, mentre alla fine dell’anno la percentuale di completamento dovrebbe essere quasi del 90 per cento.
Sempre secondo OpenPolis, alla fine del quarto trimestre di quest’anno dovremmo completare il 70 per cento della totalità delle riforme previste dal Pnrr, ma, per ora, il governo è fermo al 58 per cento. Per quanto riguarda gli investimenti, invece, la percentuale di completamento prevista alla fine dell’anno è il 35 per cento, ma attualmente siamo solo al 26 per cento.
È evidente che non tutti gli obiettivi e le scadenze del Pnrr hanno lo stesso peso e richiedono lo stesso tempo per essere completati. Esiste quindi la possibilità che il governo Draghi si sia limitato a completare le scadenze più “semplici”, senza un sufficiente lavoro di preparazione che garantisse il completamento entro fino anno dei dossier più complicati. L’uso strumentale del dato sulle scadenze fatto da Meloni, però, vorrebbe far intuire una mancanza grave, che non viene riscontrata nei dati.
Verdetto
Insediatosi il 25 ottobre, il governo Meloni ha la competenza degli obiettivi del quarto trimestre. Con il cambio di governo, è normale aspettarsi un ritardo nel primo trimestre di lavoro, ma questo ritardo non sembra particolarmente attribuibile al lavoro del Governo Draghi, che, anzi, ha completato ben sette degli obiettivi dell’ultimo trimestre dell’anno. Le affermazioni di Meloni sono dunque TENDENZIALMENTE FALSE.