Niente da fare.
Nonostante gli incontri, le rassicurazioni, le trattative, Cgil e Uil non rinunciano a scendere in piazza contro il governo e contro la Manovra economica. Anche a costo di spaccare l’unità sindacale con le altre sigle, visto che Cisl e Ugl hanno preferito continuare la trattative con l’esecutivo.
Così, da oggi prenderanno il viale manifestazioni territoriali organizzate dai due sindacati che si concluderanno il 16 dicembre con un comizio a Roma. E il giorno dopo, sabato, scende in piazza anche il Pd, sempre contro la Legge di Bilancio.
La Cgil chiede, tra i vari punti della sua piattaforma, di aumentare i salari detassando gli aumenti dei contratti nazionali, portando la decontribuzione al 5% per i salari fino a 35.000 euro per recuperare almeno una mensilità; di conferire tutele a tutte le forme di lavoro, sancendo così un salario minimo e diritti normativi universali; eliminare le forme di lavoro precario per un unico contratto di inserimento al lavoro con contenuto formativo; una riforma fiscale che rispetti il principio della progressività; la tassazione degli extraprofitti che generi risorse per un contributo straordinario di solidarietà; la rivalutazione delle pensioni; cancellare la legge Fornero e introdurre l’uscita flessibile dal lavoro a partire dai 62 anni.
«Ci mobilitiamo per una Legge di Bilancio più giusta per le persone, più utile per il Paese spiega la Cgil in una nota – In coerenza con le piattaforme unitarie, sono necessarie riforme vere, ispirate dai criteri di solidarietà e giustizia sociale, fondate sulla qualità e la stabilità del lavoro, sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e su nuove politiche industriali ed energetiche capaci di prospettare un futuro per il Paese, sulla trasformazione digitale e la riconversione verde, su uno stato sociale più forte e qualificato».
Critiche che Giorgia Meloni ha provato a smontare illustrando le iniziative del govrno, da una prima riforma del sistema pensionistico, evitando il ritorno della legge Fornero, alla proroga degli aiuti per le famiglie colpite dal caro -prezzi dovuta all’impennata dei costi dell’energia.
Ma Maurizio Landini, leader della Cgil preferisce tirare dritto per la sua strada: «La critica che faccio a questo governo e più in generale alla politica è questa – ha spiegato in tv ospite della trasmissione di Massimo Gramellini “Le parole” – hanno rotto il rapporto con i problemi reali delle persone. Quando si arriva al fatto che il 40% degli italiani non va più a votare, vuol dire che buona parte di questo paese non si sente più rappresentato. Nessuno si preoccupa di recuperare il consenso. Noi abbiamo bisogno di unire il Paese».