REDDITO DI CITTADINANZA/ Dall’Inps un indizio in più per capire perché non ha frenato la povertà (ilsussidiario.net)

di Natale Forlani

Il Direttore generale dell’Inps ha rilasciato 
dichiarazioni molto interessanti sui controlli 
relativi alle domande presentate per il Reddito 
di cittadinanza

Il Direttore generale dell’Inps Vincenzo Caridi in una recente intervista (Corriere della Sera 11 dicembre) descrive puntualmente le criticità dei sistemi di controllo preventivi per accertare la congruità dei requisiti dei richiedenti che hanno inoltrato le domande per ottenere il Reddito di cittadinanza.

Il Direttore conferma che nei primi tre anni di gestazione del provvedimento l’Istituto, al netto delle informazioni in suo possesso relative alle pensioni e ai sussidi al reddito, era sostanzialmente impossibilitato a fare questi controlli per l’assenza di informazioni adeguate (le banche dati incrociate tra le diverse amministrazioni competenti per l’accertamento dei requisiti di reddito, di patrimonio, di residenza e di convivenza dei nuclei familiari) per via del ritardo della definizione delle convenzioni con le singole amministrazioni competenti.

Una condizione che continua a permanere per la parte relativa al patrimonio immobiliare. Chiarisce che l’Istituto è stato costretto a erogare i sussidi del Rdc, anche in assenza degli strumenti necessari, per rispettare le scadenze di attuazione imposte dal legislatore, sulla base delle autocertificazioni dei requisiti Isee rilasciate dai richiedenti, riservando ai controlli ex post il compito di accertare la congruità di quanto dichiarato.

L’intervista del Direttore, in modo sobrio e senza indulgere in polemiche, conferma nella sostanza le critiche avanzate da molti osservatori: l’erogazione di circa 25 miliardi di euro a oltre 5 milioni di beneficiari che si sono autodichiarati poveri in assenza di controlli adeguati e per l’esplicita volontà del Governo Conte-1 di capitalizzare il risultato in vista della scadenza delle elezioni per il Parlamento europeo.

Da altre fonti abbiamo appreso: che i pareri della Autorità per la privacy per l’utilizzo delle informazioni sono stati rilasciati solo alla fine del 2021; che la sottoscrizione delle convenzioni tra amministrazioni per la trasmissione delle informazioni costituisce la premessa per il loro utilizzo ma non la concreta possibilità di utilizzarle per lo scopo specifico, dato che queste informazioni differiscono per temporalità e qualità dalle esigenze di accertamento per lo scopo specifico; che una parte significativa di queste, ad esempio il catasto e le erogazioni per i fini assistenziali rilasciate da altre amministrazioni per finalità analoghe che hanno un peso non marginale per la stima dei redditi e dei patrimoni, non sono tuttora disponibili.

Ne consegue che le domande respinte dall’Inps per la mancanza di requisiti, centinaia di migliaia nel corso dei 42 mesi di vigenza tra le quali 250 mila nell’anno in corso, sono il frutto di strafalcioni contenuti nelle domande inoltrate dai richiedenti o di incongruità con le informazioni disponibili presso l’Inps (vigenza di rapporti di lavoro, sussidi al reddito, residenza).

Un’operazione di verità che mette in berlina le minacce di querela promesse dall’attuale Presidente dell’Inps Pasquale Tridico, promosso sul campo per il contributo offerto al varo del Rdc, nei confronti di coloro che si sono permessi di criticare l’inadeguatezza dei sistemi di controllo dell’istituto … leggi tutto

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *