Il leader del Terzo Polo interviene nel dibattitto sull'invio di armi a Kiev e attacca il M5S:
“Conte fa propaganda sulla pelle degli ucraini”
La linea del governo Meloni, ribadita ieri in Aula dal ministro della Difesa Guido Crosetto, è limpida: gli aiuti militari da destinare alla resistenza ucraina continueranno anche nel 2023 e “finiranno solo quando ci sarà un tavolo di pace”. Con queste premesse, la posizione del governo testimonia la continuità in politica estera con il governo Draghi e si allontana, sempre di più, dal pacifismo grillino dell’ultima ora, ormai isolato all’interno dell’arco parlamentare.
L’affondo di Calenda contro il M5S
Carlo Calenda appoggia la linea della maggioranza sull’invio di armi a Kiev e si scaglia contro Giuseppe Conte. Ieri, per la prima volta, il M5S ha votato esplicitamente contro l’invio delle armi in Ucraina. E il leader di Azione, intervenendo da Kiev a Mattino 5 non perde l’occasione di pungolare il leader grillino.
“La linea di Conte sull’invio di armi – esordisce il leader del Terzo Polo – è una cretinata totale”. “Levare le armi agli ucraini non vuol dire cercare la pace ma la resa”. E arriva il rimprovero al leader del M5S: “Conte non faccia propaganda sulla pelle degli ucraini”. A ben vedere, la visita di Calenda a Kiev può nascondere due obiettivi politici: per un verso mostrare la volontà della resistenza ucraina ai cittadini italiani e, per altro verso, rivelare l’opportunismo politico di Conte che, pur di recuperare qualche voto, alimenta un diffuso sentimento di rabbia nel Paese.
Il leader del Movimento 5stelle “sa che una larga parte degli italiani associano alla guerra i rincari delle bollette e non ne possono più”. Portando avanti questa narrazione, Conte vuole esasperare le difficoltà dei cittadini italiani nel superare il caro bollette e dare loro un capro espiatorio con cui prendersela. Questo, secondo Carlo Calenda è puro “qualunquismo”.
E il monito di Calenda si estende a tutti i partiti dell’opposizione: “Anche in ospedale la prima cosa che ti dicono è che servono armi perché vogliono continuare a combattere. Lo dico agli amici che cantano Bella Ciao, questa si chiama resistenza”. Un attacco più o meno velato, a quell’ala del Partito democratico, più vicina alle istanze pacifiste di Giuseppe Conte.
La linea del governo
Ieri intanto il Parlamento ha dato il via libera alla proroga, anche per il 2023, all’invio di armi in Ucraina. E lo ha fatto con uno schieramento molto ampio: sia alla Camera che al Senato il Pd e il Terzo Polo hanno appoggiato la risoluzione della maggioranza. Gli unici a votare contro sono i grillini, che confermano, una volta per tutte, la loro posizione scettica su nuovi invii di armi a Kiev.
La posizione presa dal governo di Giorgia Meloni in politica estera sembra convincere il leader di Azione: “Condivido la linea del governo che ha ribadito il sostegno incondizionato, anche militare a Kiev” e conlude: “Su questo la linea di Giorgia Meloni coincide con la nostra”.