Le dinamiche di convivenza con il nuovo coronavirus hanno investito concretamente il tempo e lo spazio delle nostre vite.
Già oggi ne percepiamo le conseguenze dopo settimane di chiusura nelle nostre abitazioni, improvvisamente trasformate anche in uffici, aule, palestre e sale riunioni.
Quasi un secolo fa Le Corbusier, nel suo manifesto teorico Verso un’architettura, definiva la casa moderna come una machine à habiter, coniando secondo Aldo Rossi “la definizione più rivoluzionaria del Movimento Moderno”, ovvero quella complessa espressione culturale che nella prima metà del secolo scorso ha dato forma, interpretazione artistica e filosofica all’istituzione di una nuova società industriale.
La casa macchina è diventata il modello del nostro abitare contemporaneo, improntata all’efficienza e all’ottimizzazione degli spazi, alla ricerca di un existenz minimum capace di garantire un alloggio sicuro e igienico alle migliaia di persone che, lasciata la campagna, si riversavano nelle neonate città industriali … leggi tutto