Decine di corporation dell'abbigliamento guadagnano grazie ai programmi di ricondizionamento della minoranza uiguri. Tra loro, Nike, H&M, Lacoste, Adidas e molti marchi celebri
«Il gruppo H&M proibisce severamente il lavoro forzato, coatto, in carcere o illegale nella nostra catena di fornitura». Parola della multinazionale della moda fast fashion a una precisa domanda rivolta ai suoi vertici dalla Fondazione Finanza Etica all’ultima assemblea degli azionisti (la cosiddetta AGM o Annual General Meeting).
Sono passati pochi giorni da quella risposta, era il 7 maggio 2020. La compagnia svedese ha inoltre precisato che il loro «programma di valutazione della catena di approvvigionamento mira a identificare e affrontare qualsiasi rischio di lavoro forzato e subappalto non autorizzato» … leggi tutto
Oggi siamo all'assemblea di @hm
Le nostre domande al colosso svedese del #fastfashion da parte di Vittoria verso una società piuttosto arroccata sulle sue posizioni.#AGM20 #finanza #etica #engagement@AbitiPuliti pic.twitter.com/7vUqLdyDW1— Fond. Finanza Etica (@FFinanzaEtica) May 7, 2020