Sinonimo di grande città, odiata, sfondo di numerosi film, il nostro rapporto con questo mezzo è destinato a cambiare.
Nel vagone della metropolitana, lui e lei siedono di fronte. Hanno continuato a guardarsi per due minuti e otto secondi, per provare a immaginarsi nella vita dell’altro superficialmente, partendo dal presupposto, del tutto arbitrario, che ci fosse un reciproco interesse. Lui e lei, e sicuramente altri, tanti, che hanno incrociato gli sguardi nella metro, ripetendo una scena analoga a quella da cui in Shame di Steve McQueen aveva origine la storia.
Dal 9 marzo però, e già nella settimana precedente, la metropolitana di Milano ha iniziato a spogliarsi di tutti i suoi racconti, seguita da quella di Roma, di New York, Londra, Parigi. Lasciando le carrozze deserte, senza la stanchezza dei volti, le occhiate, voci di signore che rivelavano sintomi di incontinenza verbale – “vorrei fossero sempre così vuote” l’abbiamo detto i primi giorni … leggi tutto