Approfondiamo la reale natura della democrazia in Brasile, al di là delle apparenze puramente istituzionali, analizzando quelli che sono i problemi profondi del paese, che l'elezione di Bolsonaro ha portato all'emersione con tutta la loro virulenza loro virulenza.
Nelle ultime settimane Bolsonaro ha partecipato a diverse manifestazioni dal tenore fortemente antidemocratico. In esse i partecipanti sostenevano la necessità di: chiudere il supremo tribunale federale, quello che per intenderci giudica la costituzionalità delle leggi, chiudere il Parlamento, omaggiando ripetutamente la dittatura militare (presentando il golpe del 1964 come rivoluzione contro l’avanzata del “comunismo” nel paese) e sostenendo la necessità di costituire una dittatura militare con Bolsonaro a capo di essa, con l’appoggio, vero o presunto, dei militari.
Nell’ultima di queste manifestazioni Bolsonaro ha affermato la volontà di non accettare nessuna interferenza nell’esercizio del suo mandato, dimostrando di disconoscere totalmente il sistema di divisione dei poteri delle cosiddette democrazie liberali. Nel frattempo si formano gruppi, per ora di ristrette dimensioni, che vorrebbero appoggiare un’operazione golpista, che fondano campi di addestramento.
È lecito però a nostro giudizio interrogarsi sulla reale condizione della democrazia in Brasile. Senza voler eccessivamente tornare indietro nel tempo (si vedano gli approfondimenti sul Brasile già pubblicati), la ridemocratizzazione in Brasile è cominciata nel 1989, dopo una transizione definita come “lenta, graduale e sicura”, che ha permesso ai militari, responsabili di crimini e della svolta autoritaria, di uscirne come coloro che riconsegnavano la democrazia nelle mani del popolo brasiliano, dopo averla così ben custodita per 25 anni… Bolsonaro all’epoca si stava affacciando alla politica, candidandosi come deputato federale, carica che avrebbe ricoperto per 7 mandati consecutivi, cambiando diversi partiti, sempre a seconda di come tirasse il vento … leggi tutto