Il russo ostile al Cremlino:
«Credo che il regime di Putin si combatta soltanto con la lotta armata. Sono il De Gaulle russo, non temo di tornare in patria»
Un russo che va d’accordo con l’ucraino Volodymyr Zelensky, di questi tempi, è merce rara. Almeno quanto un oppositore di Putin non ancora avvelenato o un (ex) parlamentare della Duma di Mosca che spera nella sconfitta della Russia. Ma Ilya Ponomarev non ha paura di essere originale. Miliardario prima dei trent’anni, deputato a 32, in esilio a 41 , uno che ha quotato al Nasdaq di New York una sua società a 43 anni non può essere sottovalutato. Con le guardie del corpo alla porta, una pistola alla cintura e una tazza di tè in mano («tranquillo, l’hanno verificata i miei ragazzi») dice sicuro, «sì, certo può scriverlo, perché lo schema politico è esattamente lo stesso: io sono il De Gaulle russo».
Cioè?
«Sono l’unico che crede nella lotta armata contro il regime di Vladimir Putin. L’unico sicuro che al momento del collasso putiniano, la Legione Russia Libera che adesso combatte sotto le insegne dell’esercito ucraino, svolgerà un’azione fondamentale per tenere insieme la Federazione russa».
De Gaulle però era un generale lei non ha neanche la divisa.
«Però sono il rappresentante politico della Legione, il promotore del Congresso del popolo per preparare il nuovo Stato democratico russo e il portavoce dei partigiani che combattono dentro la Federazione col nome di Nra, Nation Republican Army».
Che sarebbero?
«Quelli che hanno ucciso Darya Dugina il 20 agosto».
L’ha ordinato lei?
«L’Nra agisce in modo autonomo, io ne sono la voce. L’obiettivo, mi hanno spiegato, avrebbe dovuto essere la coppia padre e figlia. Dugin padre si autodefinisce il creatore dell’idea di “Novorossiya” alla base del’invasione. Lei era il braccio operativo, una radicale bellicista, che ha ideato l’incendio del carcere dei prigionieri del battaglione Azov, bruciandone vivi 50. Padre e figlia avrebbero dovuto morire assieme e invece all’ultimo lei è andata in auto con un altro individuo che i russi non hanno voluto identificare. Una spia probabilmente».
Crede che la popolazione russa accoglierebbe la sua Legione dopo che ha ammazzato tanti coscritti?
«Torno all’esempio De Gaulle. Allora anche lui sparava sui francesi di Vichy, francesi contro francesi, e nessuno ha avuto niente da dire».
Mi parli della sua Legione.
«Sono russi, più di 400 e meno di mille, che si battono contro l’esercito putiniano sotto la bandiera ucraina. La lista d’attesa è di 10mila persone. Prima di ammetterli vanno verificati anche con psicologo e macchina della verità. Il processo è lento. Ma non ne serviranno tanti per marciare su Mosca».
Esagera?
«Quando Zelensky riconquisterà la Crimea, i patrioti russi rovesceranno Putin, il sistema collasserà e la mia Legione arriverà a Mosca per guidare la rivolta popolare».
Ma se ora c’è paura anche a mostrare un foglio bianco?
«La gente scenderà in piazza in massa quando capirà che è ragionevolmente sicuro. Per questo ci vorrà la Legione armata a pattugliare le strade».
Niente polizia, esercito, 007, mercenari della Wagner a fermarvi?
«Storicamente quando crolla il leader le strutture dello Stato si fanno da parte aspettando di capire chi ne prenderà il posto. Quindi si mettono al suo servizio».
Perché quelle strutture non cacciano Putin adesso?
«La Russia di oggi funziona sulla paura come quella staliniana … leggi tutto