La casa post-covid esiste già. Ed è vuota (glistatigenerali.com)

di Alessandro Coppola

Come da molti rilevato, l’attuale crisi interroga 
in modo fondamentale la dimensione dell’abitare. 

Questa è una crisi globale, con un forte andamento domestico e in misura significativa dalla qualità del nostro spazio abitativo è dipeso il livello di benessere dell’esperienza di questa lunga quarantena.

Come inevitabile, e con una certa mancanza di prudenza, si sono subito levati gli appelli da parte di architetti e promotori immobiliari riguardo la necessità di pensare la casa post-covid. Imprudenti perché ovviamente siamo ben lontani dal poter valutare quanto la presente crisi muterà nel medio periodo gli stili di vita, e soprattutto gli stili di vita urbani.

Ma anche perché allo stato delle cose la casa post-covid assomiglia giù molto alle abitazioni dei ceti superiori, che hanno rapidamente scoperto che il disporre di abitazioni di grandi dimensioni, con spazi aperti e dotate di elevati livelli di confort rappresenti un vantaggio che, nel contesto di un regime di confinamento cui siamo stati costretti, diviene un vantaggio propriamente strategicoleggi tutto

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