di Goffredo Buccini
Una ferocia persino a prova di realtà. «Non sono quella Silvia Romano!!!», ha tentato di obiettare su Twitter una omonima della giovane cooperante rapita in Kenya.
Si è vista rispondere con un imperturbabile «che tu lo sia o no…», e giù la solita solfa. Contumelie, infamie, minacce. Sui social, l’importante è detestare. Meglio, molto meglio se il bersaglio è donna. Sono tanto sconcertanti da meritare un’attenta riflessione politica i risultati di due ricerche parallele di Amnesty International Italia e di Vox-Osservatorio Italiano sui Diritti.
Nel mondo web, un terzo degli attacchi personali diretti alle donne influencer hanno natura sessista e il tasso di hate speech, di parole d’odio subite, è più del doppio rispetto agli uomini. Nel 2019 le donne hanno conquistato il podio come vittime di questo particolarissimo veleno della modernità, col 39% dei casi tra novembre e dicembre (e con un incremento molto forte: era il 27% tra marzo e maggio 2019).
La riserva di furia e rancore che si è riversata su Silvia Romano al suo rientro in Italia si andava accumulando insomma già nei mesi precedenti in misura mai registrata prima … leggi tutto