I Verdi Ue lo torchiano. E Conte rinnega Grillo pur di sedurli

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Sotto torchio per quattro ore, 

il leader del M5s risponde agli eurodeputati Green e si dissocia dal comico per la sua scelta di ospitare interventi filo-russi sul suo blog

A dispetto di quello che ha voluto poi comunicare pubblicamente (“È stato molto piacevole confrontarsi sui vari temi, ci siamo fatti un po’ il ripasso delle rispettive posizioni”) l’incontro tra Giuseppe Conte e il gruppo dei Verdi europei non è andato un granché bene. Da mesi il nuovo leader del Movimento 5 Stelle sta tentando di sedurre il gruppo parlamentare di Bruxelles per convincerlo a farvi entrare i pentastellati, ma gli ostacoli rimangono moltissimi: a partire dagli esponenti tedeschi, storicamente contrari ad aprire le porte ai 5 Stelle.

Il fuoco di fila degli eletti in Germania contro l’ex presidente del Consiglio è stato senza tregua. Per più di quattro ore Giuseppi è stato torchiato in una delle sale dell’Eurocamera nella capitale belga. Il presidente dei Verdi, il belga Philippe Lamberts, ha deciso avviare il processo, nonostante l’avversione tedesca, ma la missione – se non impossibile – appare quantomeno molto difficile.

La mission impossible di Conte

Anche perché l’incontro ha segnato un inciampo su un tema non trascurabile: il vero ruolo di Beppe Grillo all’interno del Movimento 5 Stelle. Da quando Putin ha invaso l’Ucraina, non passa mese senza che il blog del fondatore non ospiti interventi giustificazionisti dell’offensiva russa. Sul punto Conte dà comunque battaglia fino a fare l’abiura del fondatore. “Grillo? Abbiamo blog distinti. Lui ha il suo, il Movimento ne ha un altro. Io non sono mai stato filo-Putin”.

Certo che effettuare il distacco politico con il comico genovese non sarà cosa semplice. Anche perché è di pochissime settimane fa la notizia del maxi-contratto da oltre 300mila euro stipulato da Grillo e il Movimento 5 Stelle per supportarne la comunicazione e le campagne elettorali.

Senza dimenticare che, tra il 2014 e il 2019, fu proprio Grillo a essere interprete di quella linea euroscettica con la quale il partito antisistema aveva trovato un accordo con lo Ukip di Nigel Farage per la costituzione di un gruppo comune: un fatto che ha pregiudicato alleanze nell’attuale legislatura.

Un dialogo in stand by

Il dialogo con i Verdi europei è stato in stand by fino a quando Conte ha cominciato ad accumulare sondaggi (e voti) con consensi a due cifre. Il 15% abbondante dello scorso 25 settembre ha aperto più che uno spiraglio per entrare nei Verdi europei e sistemare tutti i suoi eletti in un gruppo dell’Europarlamento. Ma i tedeschi Green storcono ancora il naso.

I voti dei 5 Stelle in Parlamento in Italia contro l’invio delle armi in Ucraina sarebbero un problema durante una possibile campagna elettorale a braccetto con la Germania, dove i Verdi sono al governo con Scholz e sono stati i primi sostenitori dell’impegno al fianco di Kiev.

Ecco perché proprio i tedeschi sono i primi a volere quantomeno prendere tempo prima di decidere di accogliere i pentastellati al prossimo giro. I tempi, così, si allungano a dismisura. “Non si sa quando il gruppo deciderà – si dice a Bruxelles –. Di certo, se i tedeschi non si convincono non se ne fa niente”. A dimostrazione del fatto che a Berlino esiste ancora un muro.

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