Quei conti che non tornano nel boom di iscritti dem

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Diecimila nuovi iscritti in circa una settimana, 

per un partito come il Pd che vive da anni un calo vertiginoso di iscrizioni, possono sembrare un’enormità, ma in realtà non è così

«Effetto Schlein». Così è stato ribattezzato l’inatteso incremento di tesserati al Pd che si è verificato dopo la vittoria alle primarie della neo-segretaria. «Abbiamo riaperto le iscrizioni, sono più di diecimila in una settimana, è un segnale di vitalità importate, continuiamo così», ha dichiarato domenica la Schlein nel corso del suo intervento all’assemblea del Pd che ha incoronato lei come segretaria ed eletto il suo rivale, Stefano Bonaccini, alla carica di presidente del partito.

«Stiamo risvegliando una speranza, non dobbiamo deludere l’aspettativa di questa straordinaria partecipazione», ha aggiunto trionfante la nuova segretaria. Diecimila nuovi iscritti in circa una settimana, per un partito come il Pd che vive da anni un calo vertiginoso di iscrizioni, possono sembrare un’enormità, ma in realtà non è così. Ma si tratta di un’illusione ottica.

Il percorso congressuale che ha portato alla nascita del «nuovo Pd», infatti, aveva una finalità ben precisa: «riportare a casa» gli ex bersaniani di Articolo Uno, che nel 2017 se ne andarono perché non si riconoscevano più in quello che definivano «PdR» (Partito di Renzi).

Oggi, a differenza di sei anni fa, c’è una nuova classe dirigente e Roberto Speranza (nella foto), segretario di Articolo Uno, ha caldeggiato il nuovo corso piddino. «Care compagne e cari compagni, sin dalla nascita di Articolo Uno ci siamo battuti per costruire una sinistra nuova nel nostro Paese con l’obiettivo di ricucire la profonda frattura», si legge nella lettera che Speranza ha indirizzato agli iscritti di Articolo Uno il 24 gennaio scorso, ricordando loro lo «spirito» con cui negli ultimi mesi hanno partecipato al «percorso Costituente» del nuovo Pd.

L’ex ministro della Salute, in qualità di leader di Articolo Uno, ha chiesto ai suoi iscritti di sottoscrivere «il modulo di impegno ad aderire al nuovo Pd nel 2023 a conclusione del processo costituente».

In estrema sintesi, il «boom di iscrizioni» che si è registrato in questi giorni era previsto. Non è possibile sapere con assoluta certezza se tutti i diecimila nuovi iscritti al Pd siano tutti ex militanti di Articolo Uno. Quel che, però, si sa con certezza è che dei 13mila iscritti al partitino guidato da Speranza ben 9mila avevano aderito alla fase congressuale per poter sostenere e votare Schlein sin dall’inizio, così come richiesto dal loro segretario nella missiva del 24 gennaio scorso. Partendo da questo dato si possono formulare alcune ipotesi.

La prima è che ai novemila iscritti di Articolo Uno se ne siano aggiunti altri mille che hanno deciso di aderire al Pd solo dopo la vittoria della Schlein alle primarie. La seconda è che di questi 10mila nuovi iscritti solo mille non provengano da Articolo Uno. La terza e ultima ipotesi (assai rara) è che, per assurdo, gli ex militanti di Articolo Uno che hanno aderito al «percorso costituente» siano meno di 9mila.

In tal caso, «l’effetto Schlein» avrebbe investito molte «new-entry», ossia giovani o meno giovani che nulla hanno avuto a che fare con Articolo Uno. Indipendentemente da quale che sia l’ipotesi più realistica, allo stato attuale, l’unica conclusione che si può trarre è che parlare di «boom» è fuorviante, dal momento che i nuovi iscritti al Pd sarebbero di numero inferiore rispetto ai militanti di Articolo Uno.

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