di Corrado Augias
Finisce l’idillio fra Dario Fo e il Pci
La compagnia dell’attore ha scelto un circuito alternativo a quello dei teatri tradizionali. Ma ora viene meno l’appoggio di Botteghe Oscure
Genova – Quando Franca Rame è scoppiata in singhiozzi autentici, amplificati dal microfono a pila nascosto sotto il golfino nero, la platea s’è divisa in due. Da una parte quelli che hanno ceduto a una reazione quasi galante alla vista dell’attrice in lacrime. Dall’altra i duri che gridavano a squarcia gola «qui si getta fango sul partito» o, più sinteticamente, «vergogna».
L’episodio si è verificato la sera di martedì 11 al cinemateatro Ariston di Sestri Levante dove una delle compagnie di Nuova scena aveva appena finito di recitare i due atti unici di Dario Fo che compongono lo spettacolo Legami pure che tanto io spacco tutto lo stesso.
La crisi repentina di Franca Rame non è stata un cedimento dovuto a fatica eccessiva, né un sintomo di isteria: le ragioni sono altre e ben più importanti. Infatti non solo le lacrime della Rame ma quello che sta diventando poco a poco “il caso Fo”, dimostrano due cose: quant’è difficile fare del “teatro politico” nel senso di scriverlo; quant’è difficile fare del “teatro politico” nel senso di poterlo rappresentare.
Nuova scena è un gruppo teatrale messo su da Dario Fo l’anno scorso: 34 attori, 10 tecnici, 3 compagnie, 5 spettacoli, testi di Fo e di altri; soprattutto un circuito di sale che evita con cura ostentata non solo teatri come il Quirino e l’Eliseo ma anche i normali vecchi teatri della provincia borghese … leggi tutto