di Jamiles Lartey, Simone Weichselbaum, The Marshall Project, Stati Uniti
Quando ha cominciato a girare in rete il filmato
che mostrava gli ultimi momenti di vita di
George Floyd, molti lo hanno guardato in preda
allo sgomento e alla ripulsione.
Floyd, un afroamericano di 46 anni, è morto il 25 maggio, soffocato mentre un agente della polizia di Minneapolis gli schiacciava il collo con il ginocchio durante un arresto.
Pochi però hanno provato la stessa terribile familiarità che ha sentito Valerie Castile. Quattro anni fa aveva guardato un filmato simile, in cui suo figlio Philando moriva dopo che un agente gli aveva sparato durante un controllo stradale alla periferia di Minneapolis. La sua morte aveva gettato benzina sul fuoco del dibattito nazionale sull’uso della forza contro i neri da parte della polizia, e le autorità del Minnesota avevano promesso riforme.
Quindi perché, si chiede Castile, ora deve guardare un altro video di un afroamericano che muore per mano della polizia?
“Sono distrutta, ho il cuore spezzato”, racconta parlando della morte di Floyd. “La domanda è sempre la stessa: perché? Perché tutto questo continua a succedere? Perché nessuno ne paga le conseguenze?” … leggi tutto