Le città italiane, gran parte delle città europee e molte metropoli globali, difficilmente reggeranno l’urto della violenta e improvvisa riduzione della domanda mondiale di turismo.
Per quanto le politiche locali possano favorire o costringere il turismo interno, i flussi del turismo internazionale costituiscono il carburante atto ad alimentare il processo di valorizzazione dei capitali finanziari, trovando nella metropoli il luogo in cui scaricarsi e riprodursi. Rappresentano, questi flussi e l’economia che li istituisce, il cash flow in grado di materializzare capitali altrimenti virtuali. Non meno reali, forse, ma sicuramente più aleatori.
Catene commerciali del food&beverage, hotellerie, edilizia e piattaforme digitali convergono in un unico movimento speculativo che, attraverso lo sfruttamento di una gigantesca manodopera urbana dalla parossistica produttività salariale, consente ai capitali virtuali di tradursi in profitti reali, re-investiti nella virtualità finanziaria e di nuovo catapultati nella ricettività turistica. Un circolo perverso.
La speculazione turistica probabilmente riprenderà – sarà costretta a riprendere – il suo “normale” corso fondato su di un mercato necessariamente transnazionale (come ogni mercato d’altronde: il concetto stesso di “mercato interno” è dileguato insieme al Novecento) … leggi tutto