Chi è Cottarelli e perché lascia i Dem (ilsole24ore.com)

Lo strappo

«È innegabile (basta vedere la composizione della nuova Segreteria) che l’elezione di Elly Schlein abbia spostato il Pd più lontano dalle idee liberaldemocratiche in cui credo », ha spiegato l’economista in una lettera a Repubblica

«L’Italia è a un bivio, ecco perché mi candido. Per me essere progressista vuol dire mettere al centro della politica la giustizia sociale». Lo diceva prima delle elezioni politiche – candidato al Senato nel collegio uninominale Lombardia – 11 (Cremona), sostenuto dalla coalizione di centro-sinistra in quota Partito Democratico, dove ha ottenuto il 27,37% dei voti, arrivando secondo dietro alla candidata del centro-destra Daniela Santanchè – l’economista Carlo Cottarelli, che domenica sera, 7 maggio, ha annunciato in un intervento alla trasmissione di Fabio Fazio sulla Rai le sue dimissioni «senza ripensamenti» da senatore del Pd.

Non un cambio di casacca, facendo valere l’assenza di vincolo di mandato e trovando accoglienza (peraltro pare offerta da Renzi e Calenda ) in altri gruppi. Proprio un’uscita definitiva dal Palazzo, poichè l’Università Cattolica gli ha «chiesto di dirigere un programma per l’educazione delle scienze sociali ed economiche rivolto agli studenti delle scuole superiori». Un incarico incompatibile con la carica di senatore a cui rinuncerà.

Chi è Cottarelli, Mister spending review

Originario di Cremona, 69 anni, economista, dal 2013 al 2014 Cottarelli è stato Commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica, nominato dal governo Letta. Dal 2014 al 2017 ha ricoperto il ruolo di direttore esecutivo del FMI.

Dal 2017 è stato direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici Italiani dell’università Cattolica di Milano e visiting professor presso l’università Bocconi. Il 28 maggio 2018, in una situazione politica di stallo a più di ottanta giorni dalle elezioni politiche, è stato incaricato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella di formare un nuovo governo, incarico che Cottarelli ha accettato con riserva (ha poi rimesso il mandato il 31 maggio).

Alle elezioni politiche del 2022 è stato candidato al Senato nel collegio uninominale Lombardia – 11 (Cremona), sostenuto dalla coalizione di centro-sinistra in quota Partito Democratico, dove ha ottenuto il 27,37% dei voti, arrivando secondo dietro alla candidata del centro-destra Daniela Santanchè. Tuttavia risulterà eletto senatore al proporzionale, in quanto capolista del Partito Democratico nel collegio plurinominale Lombardia. Il 13 ottobre 2022 è entrato a Palazzo Madama. Ora il ritorno all’esperienza accademica.

Perché l’economista lascia i Dem

In una lettera a Repubblica, l’economista ha spiegato i motivi che sono alla base della sua scelta. «È innegabile (basta vedere la composizione della nuova Segreteria) che l’elezione di Elly Schlein abbia spostato il Pd più lontano dalle idee liberaldemocratiche in cui credo – si legge nel documento – . Ho grande stima di Elly Schlein e non credo sbagli a spostare il Pd verso sinistra, ciò detto, mi trovo ora a disagio su diversi temi». Cottarelli ha elencato tutti i temi in cui sente di avere «posizioni diverse da Elly Schlein», dal Jobs Act al freno al Superbonus, dai termovalorizzatori, all’utero in affitto al nucleare.

Il ruolo del merito

Una questione chiave, ha spiegato l’economista, è il ruolo che il «merito debba avere nella società. Il principio del merito era molto presente nel documento dei valori del Pd del 2008, l’ultimo disponibile quando decisi di candidarmi. Manca invece in quello approvato a gennaio 2023 e nella mozione Schlein per le primarie».

«Troppa animosità nella vita parlamentare»

Le divergenze con la linea Schlein hanno influito sulla scelta, ma «rispetto alla mia attuale posizione al Senato, due cose hanno reso più facile accettare la proposta fattami dall’Università Cattolica – si legge ancora nella lettera di Cottarelli . Primo, in questo momento storico mi sembra che nella vita parlamentare ci sia molta, troppa animosità. Spesso le posizioni sono espresse “per partito preso” e i dibattiti sono solo un’occasione per attaccare l’avversario.

Non intendo criticare i miei colleghi. Una forte contrapposizione tra maggioranza e opposizione è probabilmente inevitabile in questo momento storico, ma i dibattiti estremizzati non sono nelle mie corde. Forse allora, nel mio piccolo, posso essere più utile al Paese tornando a commentare le politiche economiche dall’esterno, dicendo quello che penso senza il rischio di autocensurarmi».

(italiaoggi.it)

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