Dopo la vittoria della sinistra al governo, in Cile l’estrema destra vince le elezioni per scrivere la nuova Costituzione. Come è stato possibile? (valigiablu.it)

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In Cile si torna a parlare per la seconda volta 
di una nuova Costituzione, ma le regole del gioco 
sono cambiate. 
La popolazione è tornata alle urne questa domenica 7 maggio per scegliere i 50 Consiglieri, candidati tra le fila dei partiti politici rappresentati al Congresso, che dovranno approvare l’articolato di una nuova Costituzione scritto da una Commissione di esperti. La richiesta di un’assemblea costituente, che riempiva le piazze durante la rivolta dell’ottobre 2019, non potrebbe essere più lontano. 
Il risultato elettorale, che consegna una schiacciante vittoria al partito repubblicano, di estrema destra, su tutti gli altri settori politici superando anche le coalizioni, conferma una fotografia radicalmente diversa da quella delle piazze che rivendicavano dignità per il popolo cileno. Cosa è accaduto in questi tre anni?
Secondo lo storico Sergio Grez la sconfitta del precedente processo costituente, che è culminato con il rifiuto della nuova Carta Magna nel plebiscito del 4 settembre 2022, era già scritta fin dall’inizio, quando, nel dicembre 2019, l’arco politico rappresentato al Congresso – tra cui l’allora deputato Boric – firmò l’Accordo per la Pace: “Di fronte all’incapacità di fermare la rivolta solo con la repressione, in quel momento la casta politica ha negoziato un processo costituente pieno di limitazioni che si è poi rivelato un fiasco per il riformismo: si sono scavati la fossa da soli e ora viviamo un’involuzione conservatrice generalizzata della società”.

All’indomani del fallimento della proposta di una nuova Costituzione, elaborata durante un intero anno da 155 rappresentanti con numerosi momenti di partecipazione pubblica, il presidente Boric ha convocato le Camere per riaprire il processo costituente, questa volta però cedendo alle richieste della destra, vincitrice del “rifiuto” al plebiscito, che chiedeva una nuova Carta Magna scritta da esperti.

I membri della Commissione esperta sono stati selezionati dal Congresso all’interno dei loro partiti e a presiederla nel momento inaugurale è stato scelto Hernán Larraín, già segretario della Giustizia durante la dittatura di Pinochet e difensore dell’ex gerarca della Colonia Dignidad, Paul Schäfer, accusato di abuso sessuale di minori durante il regime militare.

Come se non bastasse a snaturare e blindare il processo, è stato previsto anche un Comitato tecnico di ammissibilità, incaricato di verificare che il testo costituzionale votato dai consiglieri sia compatibile con 12 principi base già formulati e immodificabili. In sostanza, nessuna possibilità di uscire dal cammino già tracciato dal Congresso, dominato dalle destre sia per il numero di seggi che per la capacità di imporre l’agenda politica.

Javiera Arce, analista politica della Red de Politólogas, considera che “è stato un errore del governo Boric insistere con il processo costituente in questo momento, c’è grande disinteresse perché questo nuovo processo è del tutto verticale, elitista.

Inoltre in questa elezione si sente il voto di punizione al governo” che ha portato l’elettorato a scegliere l’opzione repubblicana, rappresentata da Antonio Kast, principale contendente di Boric nelle ultime elezioni presidenziali. Aiutano a interpretare il voto anche l’alto livello di inflazione e il rincaro dei prezzi, la precarietà lavorativa lasciata dalla pandemia e la poca visione politica del governo Boric, che ha finito per adottare le politiche classiche della destra, tutte orientate sulla sicurezza, la protezione alle forze dell’ordine, la repressione del dissenso.

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