di Walter Veltroni
Chi avrà il coraggio civile e la responsabilità istituzionale di dire, quando si potrà, che lo stato d’emergenza è finito e che si può ritornare a una vita davvero normale?
Ci è voluto molto tempo, troppo tempo, per percepire la penetrazione del virus tra noi — ora si scopre che circolava da gennaio — e molto per decidere, giustamente, di determinare , attraverso il lockdown, quella barriera alla diffusione del contagio che ha , evidentemente, funzionato.
Tanto ha funzionato che da settimane, ormai, la velocità della curva dell’epidemia ha dapprima rallentato e ora sembra quasi essersi arrestata. In molte regioni italiane infatti siamo già da giorni a contagi zero.
Non bisogna abbassare la guardia, il virus può ripresentarsi in autunno o in inverno, e bisogna mantenere anche in futuro elementari norme igieniche come il lavarsi spesso le mani etc. Tutto vero.
Ma quale è il momento in cui qualcuno deciderà che si può tornare a lavorare, intraprendere, imparare e insegnare, relazionarsi con gli altri secondo quella «normalità» della vita umana che non può essere considerata un’anomalia o un pericolo ma, semplicemente, il primo obiettivo da riconquistare? … leggi tutto