di Linda Terziroli
In questi eterni, deliranti, surreali pomeriggi lombardi, non resta che rifugiarsi nella filosofia, come dentro una baita dimenticata nel bosco, come varcare la porticina di un eremo silenzioso, un millenario monastero.
Inviolato. Misterioso. Enigmatico. “Il pensiero, nessuno lo prende molto sul serio, tranne quelli che si considerano pensatori o filosofi di professione” chiosa Gilles Deleuze.
Scomparso, suicida – sconfitto dalla malattia polmonare, si getta nel vuoto dalla finestra del suo appartamento parigino nel 1995 – nel fiammeggiante 1968, dà alle stampe Differenza e ripetizione, considerata una pietra miliare del pensiero filosofico novecentesco, poco conosciuta a causa della sua “formidabile complessità”.
Complessità, difficoltà, illeggibilità, che ora un gruppo di giovani studiosi di filosofia, coraggiosamente, affronta nel volume fresco di stampa Il mezzo secolo deleuziano. Leggere oggi «Differenza e ripetizione» (a cura di Stefano Marchesoni, edito da Mimesis), come Teseo affronta il labirinto, regalando fili d’Arianna per districare, attraverso diversi sentieri, i nodi del pensiero affascinante e complesso di Deleuze … leggi tutto