di Mario Lavia
Se potessi avere mille euro al mese
Alla manifestazione sindacale di sabato scorso il segretario della Cgil ha provato a sostenere i giovani sottopagati, facendo però la figura di chi pensa di vivere nell’Italia di cinquant’anni fa
È un peccato che la partecipata manifestazione milanese di Cgil, Cisl e Uil di sabato scorso passi alla storia più per una incredibile affermazione del segretario della Cgil Maurizio Landini che per l’avvenimento in sé. Ma viene davvero da chiedersi, con costernazione, come faccia un sindacalista, uno qualunque – figuriamoci poi il numero uno della Cgil – a dire che «un giovane che rifiuta di lavorare, sottopagato a mille euro, fa bene».
Quindi una ragazza o alla quale viene offerto un lavoro per meno di mille euro deve dire di no, meglio stare a casa a zero euro? Evidentemente Landini non si rende conto di dove vive e neppure sta attento a non offendere tutti quei giovani e non solo giovani che accettano anche pochi soldi pur di tirare avanti o di studiare o anche solo di andare in vacanza.
A parte poi che ci sarebbe da capire perché la “soglia” è mille euro – boh – ma vogliamo invitare la gente a morire di fame, a rubare? Altra cosa è fare una lotta generale di massa per strappare contratti migliori, chi lo nega, anzi, il contrario: il sindacato che ci sta a fare sennò? Però sappiamo che i giovani che non lavorano sono circa tre milioni, e non pare una buona idea incrementare questo numero invitandoli a un inverosimile gran rifiuto di un compenso sotto i mille euro, un «no grazie» che evidentemente si può permettere chi ha le spalle coperte dal papà.
Ma che messaggio dà il sindacato al singolo giovane che, solo, a mani nude, deve accettare una paga bassa se non ha alternative, se deve andare avanti, se ha un figlio piccolo, i genitori malati?
Sentitelo, Landini: «È ora di smetterla con quest’idea che bisogna accettare qualsiasi tipo di lavoro. Il lavoro deve essere una condizione che permette a chi lo fa di vivere dignitosamente e non di essere sfruttato, non di dovere ringraziare perché ti fanno lavorare».
In teoria il segretario della Cgil dice una cosa sacrosanta, no al ricatto, no al «o accetti questo o niente». Però in pratica sostiene una follia, una specie di «ribellarsi è giusto» in una società atomizzata in cui non c’è nessuno ormai che ti difende, ed è su questo che Landini invece di fare predicozzi moralistici dovrebbe interrogarsi e magari fare qualche autocritica sui salari d’ingresso o gli stage formativi o certi contratti di categoria firmati dai sindacati che altro che mille euro al mese.
La verità è che c’è ancora una Cgil legata al mito del posto fisso e che non capisce che la flessibilità di orario, di modulazione del salario, la vogliono proprio i lavoratori più giovani, e che pensa all’Italia del 2023 come se fosse quella del 1973, e che non comprende che il lavoro va comunque incentivato, apprezzato, incoraggiato. Altro che rifiutarlo, siamo impazziti? Poi, se questo è il sostegno che la Cgil pensa di dare ai giovani, non si lamenti, Landini, se proprio i giovani lo fischiano.