La bulimia di potere di Meloni segna il destino della Commissione Antimafia (linkiesta.it)

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Famiglia allargata d’Italia

La premier ha nominato Chiara Colosimo come nuova presidente della bicamerale. L’ennesimo nome tratto dalla cerchia ristretta di parentele, amicizie e cameratismi

Walter Siti ha ricordato, sul Domani, una celebre frase di un militante dell’allora Alleanza Nazionale quando a Roma vinse Gianni Alemanno: «Mo’ c’avemo più poltrone che culi». Non sarà alta politologia ma la frase identifica alla perfezione la situazione odierna dei rampolli di Alleanza Nazionale, la squadretta di Fratelli d’Italia che si trova a dover occupare troppe posizioni di potere rispetto alle sue dimensioni quantitative e qualitative.

È un problema serio non disporre di una classe dirigente ampia. Quel po’ di professionismo politico che aveva a disposizione la premier l’ha già saccheggiato e esaurito. Un po’ di missini, qualche ex democristiano: ma poi?

È probabilmente qui il vero punto debole dell’impresa di Giorgia Meloni. La quale non solo rifiuta di cedere poltrone agli alleati ma persino a chi non è strettamente di quel “giglio nero” che si snoda tra parentele e amicizie e cameratismi vari.

Ed ecco che quando si è trattato di eleggere il/la presidente della Commissione Antimafia, in Meloni è scattata quella bulimia di potere che la sta contraddistinguendo persino oltre le aspettative piazzando su quella poltrona l’amicissima (e discutibilissima) Chiara Colosimo, Fratelli d’Italia di rito ultramelomiano: cosa da sottolineare perché c’è stata tra di loro una piccola guerra con altri che avrebbero preferito al vertice della commissione due altri nomi, Carolina Varchi o Wanda Ferro, ma tanto per non correre rischi la Varchi nemmeno è stata nominata in Commissione.

Il Partito democratico aveva chiesto di riaprire un confronto su un altro nome: macché, la premier ha tirato dritto. Omaggio alla bulimia, alle amicizie. Il risultato è che la Commissione parte malissimo, con le opposizioni (ma non tanto il Movimento 5 stelle, che come al solito è riuscito ad arraffare una poltrona, una vicepresidenza per Federico Cafiero De Raho) sul piede di guerra.

Già, perché Colosimo è chiacchierata per frequentazioni passate con neofascisti tipo Luigi Ciavardini e invisa alle associazioni antimafia che inutilmente avevano raccolto centinaia di firme contro l’ipotesi di una sua presidenza. Meloni se n’è infischiata.

“Chiaretta” andava ricompensata per la sua lunga amicizia, un sodalizio che ha scandito le tappe della scalata al cielo della ragazza di Garbatella, dov’era la sede ove si recava anche Colosimo ai tempi di “Azione studentesca”. Una sorella della Sorella d’Italia.

Una figura che – facile previsione – affosserà definitivamente una Commissione come l’Antimafia che da anni è più morta che viva, basti pensare che negli ultimi cinque anni il presidente è stato il grillino Nicola Morra, una delle figure più grottesche della passata legislatura. Ma è un declino che viene da lontano. Con la meloniana Chiara Colosimo il futuro dell’Antimafia appare definitivamente segnato.

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