Le fake news sull’Emilia-Romagna e il consumo di suolo che genera disastri (ilfoglio.it)

di MAURO GRASSI

NARRAZIONI SBAGLIATE

Lo sfruttamento del territorio è elevato dove si produce ricchezza per tutti: non si condanni l’operato di istituzioni e popolazioni fra le più dinamiche del paese. Ecco perché la retorica del “se la sono cercata” non regge alla prova dei fatti

Quando accade un evento tragico in Italia la nostra tradizionale cultura cattolica, di cui siamo tutti chi più chi meno portatori sani, ci porta istintivamente a reagire in due modi speculari. Il primo è la “pietas”. Ci viene un senso di pietà per le vittime dell’evento, una vicinanza alle popolazioni e ai territori colpiti e infine, cosa importantissima, la volontà di contribuire con denaro o azioni alle fasi di emergenza e alla ricostruzione dei luoghi. Il secondo è invece la “ricerca del colpevole”.

Se è accaduta una disgrazia, qualcuno non ha fatto il proprio dovere e, in qualche modo, ha messo in campo, con azioni, disattenzioni e comportamenti attuali o passati, atti non adeguati a mantenere e rafforzare la sicurezza delle popolazioni. Anche nella vicenda dell’alluvione in Emilia-Romagna sono scattate le due reazioni istintive.

Non mi dilungo sulla prima. Ma le foto dei ragazzi nella mota, i “nuovi angeli del fango” rimasti nella memoria collettiva dalla alluvione di Firenze del 1966, dicono tutto. Meglio di tante parole.

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