di Marco Bianchi
Non ci sono più i sindacati di una volta...
Si può affermare con tranquillità. Dove sono quelle organizzazioni capaci di trascinare il popolo? Che fine hanno fatto le manifestazioni di massa incubo dei Governi del secolo scorso? Dove sono i leader sindacali capaci di condizionare la politica del Paese? Niente di tutto questo esiste più.
Oggi siamo in presenza di organizzazioni-fantasma, che non rappresentano più i lavoratori, ma i pensionati, guidati da vecchi leoni stanchi che si trascinano dentro un copione trito e ritrito. Li vedi solo in occasioni ufficiali a richiedere inutili tavoli di confronto, dove arrivano prevenuti con proposte valide 20 anni fa e forse di più (pomposamente definite “piattaforma programmatica”…) e nessuna voglia di collaborare.
Per poi uscire in strada per dichiararsi insoddisfatti rilasciando sempre le stesse sterili e vacue dichiarazioni, ma in tempo per apparire sui telegiornali della sera. Ovviamente il volto è sempre serio e corrucciato, perché parlano di argomenti impegnati, che non conoscono ma che convintamente sostengono.
Per poi cambiare espressione appena le telecamere si spengono per apparire in tutta la loro piena vacuità di accattivanti cuccioloni, scodinzolanti davanti al potente di turno. D’altronde, devono pur giustificare le prebende che incassano prelevandole dalle tasche dei loro iscritti. Così, ogni dichiarazione finisce con lo sventolio dello spauracchio dello sciopero generale, che però rimane un pio desiderio.
Perché non hanno iscritti attivi, ma solo chi è già in quiescenza. Perché l’economia vola e con essa l’occupazione che segna da mesi il segno più. Perché le riforme del lavoro sono state accolte benissimo dalla popolazione attiva e anche dai disoccupati, che in buona parte stanno trovando lavoro. Perchè tutti gli indicatori economici danno segnali positivi: FMI segna un’importante crescita per il 2023, l’asta dei BPT ha sfondato il muro dei due miliardi, l’occupazione vola.
E tutte le loro nefaste previsioni della precarizzazione del mercato per colpa del decreto 48 del ministro Calderone vengono spazzate via dall’Istat che ogni mese testimonia la crescita dei contratti a tempo indeterminato, nonostante la contestata riforma dei contratti a termine. Ma anche questo tema non è più affrontato perché i numeri della realtà vera del Paese (non quella loro virtuale) dicono ben altro.
E così rimane solo da agitare il fantasma dello sciopero generale che però non arriva. D’altronde, per svuotare le panchine dei giardinetti e i recinti dei cantieri sono abituati a pagare ai partecipanti 20 euro a testa, oltre alle spese di trasporto, cioè milioni di euro per riempire una piazza. E così lo sciopero non si fa!