di Marta Lima
Strabismo, contraddizioni, legami “disperanti” e “tossici”.
Si parla di politica, ovviamente, ma lo psicoanalista Massimo Recalcati, scrittore e divulgatore di fama, sulla Stampa dedica un lungo articolo alla neoleader del Pd, Elly Schlein, e alla sua difficile impresa di gestire l’impazzimento del Pd dopo le ultime sconfitte. Il suo giudizio è abbastanza impietoso e parte da una psico-analisi delle profonde contraddizioni che vive la sinistra italiana e il dualismo che la stessa Schlein, nel guidare il Pd, è costretta ad esprimere, tra vecchio e nuovo, tra massimalismo e riformismo, tra conservazione degli apparati e ricambio generazionale.
Elly Schlein psiconalizzata da Massimo Recalcati
“Da una parte Elly Schlein incarna generazionalmente un vento nuovo, una promessa di rinnovamento, lo slancio fertile del desiderio, ma, dall’altra, le sue scelte politiche si traducono nel recupero conservatore di figure e temi che appartengono ad una sinistra pre-renziana che ovviamente identifica in Renzi una malattia infettiva del partito che occorre debellare anche nelle sue sempre possibili recidive. Come se allora, cioè prima di Renzi, il Pd navigasse in acque serene e elettoralmente gratificanti. Un minimo di memoria storica segnalerebbe invece la sconfitta, non elettorale ma politica, di un candidato dato per vincente alle elezioni del 2013 (Bersani) con la conseguente irreversibile crisi comatosa del partito. Anche in questo caso il significante “Renzi” copre in realtà problemi di sostanza che travalicano di gran lunga la sua persona poiché riguardano l’identità stessa della sinistra italiana. Quali? Fissiamone almeno uno, ovvero l’esistenza inconciliabile all’interno del Pd di un’anima riformista e di un’anima massimalista….”, scrive Massimo Recalcati.
Il campo largo, missione impossibile e “tossica”
Secondo Recalcati, anche la tanto abusata espressione “campo largo” è un boomerang perché prevede la fusione di massimalismo e populismo. “Con la differenza che l’azione di Conte è più libera perché non è zavorrata da nessun contrappeso interno (la melanconica uscita di scena di Di Maio ha reso il movimento più forte e omogeneo). Ma Di Maio non sta a Conte come Renzi sta a Schlein. Perché Renzi non è solo il nome di una persona politicamente sconfitta, ma il titolo di un tema il cui svolgimento risulta assai complicato. Si tratta, infatti, di interrogare la doppia anima del Pd. Non si può purificare il Pd dal riformismo perché quest’anima gli appartiene… Lo strabismo di Schlein denuncia dunque l’impossibilità di giungere ad una ricomposizione della doppia anima del Pd e, più in generale della sinistra italiana….”.
I legami disperanti e i “legami tossici”
Secondo il noto psicoanalista, che guarda con interesse al riformismo di sinistra, la Schlein farebbe bene a non contare troppo sul Terzo polo, anzi, che ha mostrato tutti i loro limiti facendo rapidamente naufragare il progetto di un nuovo partito riformista unitario. “I legami disperanti sono di fatto legami tossici: fintanto che il nodo gordiano della incompatibilità tra massimalismo e riformismo non verrà sciolto (o tagliato…) il Pd continuerà per un verso ad essere subalterno al M5S e, per un altro, a essere lentamente eroso da quello che resta del Terzo polo.