di Matteo Renzi
Le armi di distrazione di massa
Un anno fa, di questi tempi, il caldo faceva una vittima illustre: il Governo Draghi. Avevamo un esecutivo apprezzato nel mondo e capace di trainare la ripresa economica. Fu mandato a casa per far posto a una coalizione sovranista che avrebbe dovuto risolvere tutti i problemi del Paese. E invece da allora si è parlato del niente: quante armi di distrazione di massa in questi mesi.
In principio fu il rave party. Poi il POS, il blocco navale, la sostituzione etnica, Peppa Pig, gli imbrattatori, il MES, l’armocromista, i termini stranieri, il blocco alla chat GPT. E l’elenco potrebbe continuare fino a domani. La verità è semplice. Il Governo Meloni si chiacchiera addosso, ma la sostanza dei problemi rimane sullo sfondo. E il rimpianto per il luglio dello scorso anno cresce. Anche perché la situazione è seria.
Si disquisisce di salario minimo ma il dramma di questo Paese è soprattutto il ceto medio, ceto medio che scivola verso la povertà. Il costo della vita vola e le famiglie faticano ad arrivare alla fine del mese. Su questo Giorgia Meloni si gioca il futuro. Non sul Twiga, non sulle frasi di La Russa, non sui programmi RAI, non sugli scandali. La destra sta perdendo proprio sui suoi temi: immigrazione e tasse.
Sull’immigrazione Fratelli d’Italia registra una disfatta. Dovevano fare il blocco navale e hanno raddoppiato gli sbarchi. E questo Governo fa il decreto flussi più generoso con mezzo milione di lavoratori stranieri in arrivo in tre anni: il realismo sconfigge l’ideologia. Sulle tasse la situazione il Parlamento sta votando la legge delega fiscale ma al momento siamo ancora al caro amico e per il momento l’unico sforzo realmente apprezzabile è quello lessicale.
Definire infatti la Flat tax progressiva è ridicolo. Se è Flat, non è progressiva. Se è progressiva, non è Flat. Sullo sfondo i problemi del PNRR ma anche della spesa pubblica. Noi abbiamo fatto revisione della spesa per 33 miliardi, la Meloni zero. La premier sembra non vedere un piccolo particolare: il 2022 è stato un anno eccezionale per la finanza pubblica italiana, con decine di miliardi di euro pagati in più rispetto alle previsioni, anche per gli slittamenti post pandemia.
In queste ore alla Ragioneria c’è enorme tensione perché le entrate dei primi mesi dell`anno sono nettamente sotto le previsioni, evidentemente sovrastimate per non aver considerato il 2022 come anno una tantum. Ci aspetta un autunno complicato. Alla Meloni non basteranno i discorsi in Parlamento: occorreranno riforme e tagli delle tasse. Sarà in grado? Questa è la domanda che a mezza bocca iniziano a farsi tutti gli addetti ai lavori. Basta Rave, Pos e battutine in Parlamento: mettiti al lavoro, Giorgia. Ne va della tua credibilità e di quella del Paese.