di Ilario Ammendolia
L’ANALISI
La ricostruzione della sinistra, se un giorno dovesse esserci, non può che passare dai luoghi in cui si subisce ingiustamente. Soprattutto gli ultimi
Si sta realmente riaprendo una guerra tra la magistratura ed il potere politico? Finora la guerra di postazione non si è mai trasformata in guerra di movimento neanche dopo il referendum del 1987 quando il popolo italiano diede l’ 87 per cento dei suffragi per introdurre la responsabilità personale dei magistrati. Referendum tradito, dal momento che i magistrati sono gli unici dipendenti pubblici che tutt’ora hanno una totale immunità di casta.
Da allora i due ‘ poteri’ si scrutano, minacciano la mobilitazione delle truppe, ma, quasi sempre finiscono per firmare un armistizio, almeno fino alla prossima occasione. La vera guerra si svolge altrove. Molto spesso contro innocenti inermi inghiottiti nel cuore della notte e portati in carcere, usando le reti a strascico, per ordine di una minoranza di magistrati in cerca di fama e di gloria. A tali livelli il potere esecutivo non si oppone anzi è complice ( oggi come ieri) perché contro lo spirito e la lettera della Costituzione – interviene con metodi da ‘ legge Pica’, utilizzando i prefetti per mettere le imprese sul lastrico tramite i sequestri cautelativi del patrimonio, sciogliendo i consigli comunali democratica-mente eletti, e sospendendo in vaste aree del Paese le garanzie costituzionali,
Nel ‘ sottosuolo’ della società, soprattutto al Sud, i due poteri marciano divisi per colpire uniti contro l’immenso esercito di ‘ senza nome ‘ che non fanno notizia se non per il numero. Almeno si sappia che il 90 per cento dei cittadini comuni, detto con tutto il rispetto per gli interessati, se ne fotte delle vicende della Santanché, di Delmastro, del figlio di La Russa o di Grillo. Sono le televisioni e la stampa ( di regime) a veicolare una morbosa attenzione sui nomi noti oscurando in tal modo le vicende drammatiche di migliaia di poveri cristi.
Ciò detto, mi sembra chiaro che il fronte che si batte da anni per la salvaguardia delle garanzie costituzionali non potrà vincere finché il caso dell’ultimo immigrato non diventerà centrale al pari del caso di un ministro o di un banchiere. Un esempio: qualche tempo fa l’onorevole Cesa è finito in una inchiesta di ndrangheta per il solo fatto di aver pranzato con alcuni amici del suo partito. Palesemente estraneo a fatti di natura criminale, ha avuto la solidarietà della sua parte politica e tutta la stampa democratica e garantista, tra cui il Dubbio che lo ha difeso con la giusta determinazione. Uscito dall’inchiesta non ha mosso un solo dito per mettere in discussione un meccanismo infernale che a lui ha fatto solo il solletico ma quando coinvolge poveri disgraziati, rovina le loro vite e quella delle loro famiglie. Lo stesso sta facendo Renzi in questi giorni: garantista a Firenze, con i forcaioli in Calabria.
La verità è che la linea del fronte non è quella che indicano i ‘ generali’ degli opposti schieramenti. Il vero combattimento all’arma bianca si combatte nelle trincee dei ‘ senza nome’, delle ‘ nullità’ stritolate da quella parte del potere giudiziario impazzito che quando opera nei confronti degli ‘ straccioni’ non trova resistenza alcuna, anzi trova la complicità degli altri poteri dello Stato.
In tutto questo, manca la “sinistra”, Elly Schlein gira a vuoto per chiedere le dimissioni della Santanchè, di Delmastro, o per analizzare le parole di La Russa. Mi creda segretaria, lo dico da elettore, sia pur esitante, del Pd. C è un popolo, il suo popolo, che subisce tanto dalla ‘ mala politica’ tanto dal potere giudiziario che ha rotto gli argini. Non lo ignori e non reciti sul copione scritto da chi l’ha preceduta. Lo riconosca come ‘ suo’, anzi come si diceva un tempo come ‘ carne della sua carne’. La ricostruzione della Sinistra, se un giorno dovesse esserci, non può che passare dai luoghi in cui si soffre tanto e ingiustamente. Soprattutto gli ultimi.