Un giornalista che abita nelle zone del sisma del 2016 spiega perché frasi come “i terremotati in tenda e i migranti in hotel” o “non scendete mai in piazza per i terremotati” non hanno alcun senso.
È più sfigato un terremotato o un migrante? La domanda è oziosa solo in apparenza: mentre continua a tenere banco il caso Sea Watch, sono parecchi quelli che si divertono a paragonare la situazione di chi attraversa il Mediterraneo con quella di chi sopravvive all’interno del cratere del Centro Italia.
L’analogia, si capisce, servirebbe a mettere in difficoltà chi ha manifestato la propria solidarietà alla comandante Carola Rackete e ai migranti; sottintendendo che la stessa attenzione non venga mai riservata agli italiani che da tre anni subiscono le conseguenze del sisma.
Ora, io abito nelle Marche a due passi dal cratere e per vivere faccio il cronista: dall’agosto del 2016 non parlo d’altro che di terremoto. Ho contribuito a realizzare un documentario sugli sfollati, ne sto realizzando un altro sui “ritornati,” e ho raccolto anche alcune storie in un libro. Lo faccio per lavoro, certo, ma anche perché—oltre ai muri e alle case—qui ci sono da ricostruire pure le persone … leggi tutto