Un film che dimostrò, disse Hitchcock, come «la fotografia, la colonna sonora e tutto ciò che è puramente tecnico possano far urlare il pubblico»
Sessant’anni fa in pochi cinema americani uscì Psycho di Alfred Hitchcock, un film in bianco e nero (quando già c’era il colore) girato da una troupe televisiva e con un budget relativamente piccolo. Un film che Hitchcock, già sessantenne e stimatissimo, dovette finanziare in parte di tasca sua, perché la casa di produzione non voleva saperne.
Nei primi giorni Psycho non piacque a molti critici, che non ne gradirono la violenza e la scarsa profondità dei personaggi. Ma con il tempo Psycho – che in Italia arrivò diversi mesi dopo, con il titolo che divenne Psyco, senza “h” – si ritagliò un considerevole posto nella storia del cinema: per l’impatto che ebbe sia sugli horror che sui thriller, per la colonna sonora, per la protagonista (o colei che sembra esserlo) che muore dopo nemmeno metà film, per Norman Bates e, più di ogni altra cosa, per la scena della doccia … leggi tutto