di Mario Lavia
Vedo nero
Matteo Salvini è pronto a cavalcare l’onda mediatica del generale omofobo e filo russo proponendogli una candidatura alle prossime elezioni europee. Non è una mossa solo propagandistica: Vannacci rappresenta l’ideologia anti-illuminista, reazionaria, antimoderna e antieuropea del segretario del Carroccio
E così nell’infinita canicola dell’estate ha preso corpo un’altra destra (la settima, come vedremo), con questo fascioleghismo impersonato da un generale di cinquantacinque anni già comandante della “Folgore” che si chiama Roberto Vannacci, mai sentito nominare fino a due settimane fa, che sta seminando un certo scompiglio nel centrodestra.
Sta emergendo attorno le elucubrazione di costui un impasto nero-verde, peraltro non nuovo, giacché il generale piace ai più “neri” di Fratelli d’Italia e piace a Matteo Salvini che, si dice, sarebbe pronto a candidarlo alle Europee (facciamoci sempre riconoscere) se nel frattempo avrà lasciato l’Esercito o ne sarà stato scaricato.
Può darsi che alla fine il generale risulterà l’ennesima macchietta italiana – che peccato per l’immagine delle nostre Forze Armate – più come un Pappalardo qualunque che come un Giovanni De Lorenzo o uno Junio Valerio Borghese, ed è ben possibile che tra pochi giorni l’Italia si sarà dimenticata delle sue farneticazioni che svariano un po’ su tutto, dai gay alle case green passando per Putin.
Come ha notato Claudia Fusani sul Riformista tutto questo armamentario destrorso o addirittura fascista contenuto in un Mein Kampf da angiporto pare essere una collazione di testi redatti da più di una persona, forse da un pool di cronisti o aspiranti tali magari stipendiati dagli organi della destra-destra, una informale redazione “nera” che ormai apertamente affianca, come nei regimi, i governanti (è stato Nanni Moretti a cogliere questo aspetto quando ha parlato del «ceto politico e giornalistico» della destra individuando un continuum “militante” di tipo nuovo).
Sta di fatto che i nuovi intellettuali della destra-destra si sono buttati con i loro corpi a fare da scudo al Vannacci dopo che era stato redarguito dal ministro della Difesa Guido Crosetto senza però che questi avesse posto l’esigenza di un chiarimento dentro FdI (contro i filovannaccisti Giovanni Donzelli e Galeazzo Bignami) e nel governo (contro Salvini).
La Verità di Belpietro ha subito aderito al fascioleghismo vannaccista che ottimamente si attaglia ai vari Borgonovo, qualcosa di simile a certe operazioni di epoca bossiana quando il Senatùr “celodurista”, maschilista, omofobo e xenofobo voleva dare alla destra una forma molto diversa da quella di Silvio Berlusconi: d’altronde da Mauro Borghezio al primo Flavo Tosi fino a Claudio Durigon le figure che simboleggiano le compromissioni tra leghisti e fascismo sono note.
Matteo Salvini è figlio anche di questo magma anti-illuminista, reazionario, antimoderno e antieuropeo, ed è per questo che la sua difesa del Vannacci non è solo propagandistica. Questo fascioleghismo (da non confondere, anzi è il suo opposto, con il forzaleghismo – categoria di Edmondo Berselli – inventati dal Cavaliere) appare – ha scritto Gianluca Passarelli su Domani – come «una miscela che somma idiosincrasia per qualsiasi regola definita invasiva (dal Green Pass al vaccino, dalle tasse, alla riduzione delle emissioni inquinanti) a dosi di radicalismo, estrema destra, autorità/autoritarismo, xenofobia, malcelato fastidio per l’altro con la descrizione macchiettistica e machista dei diritti civili, la denigrazione delle strutture di welfare dal reddito di cittadinanza alla sanità e all’istruzione pubblica».
Questo Vannacci come detto ha infatti molti sostenitori nella parte più retriva di FdI che non potendo espressamente aderire alle sue tesi reazionarie furbescamente la mette sul piano del diritto di espressione, come se qualcuno avesse chiesto di arrestare l’ex generale della Folgore.
È questa anche l’impostazione del convegno organizzato dall’associazione di destra “Nazione Futura” che si terrà il 14 settembre a Roma esattamente – informa Francesco Giubilei – «sulla libertà di espressione in cui interverrà e dove presenteremo nostra proposta normativa a sostegno della libertà di parola». Guest star, ovviamente, il mitico Vannacci.
Facendo rapidamente i conti le destre adesso sono almeno sette: nell’ordine, da destra (tralasciando i super-estremisti di Forza nuova e CasaPound): i neo-missini di Gianni Alemanno; i colonnelli neri di FdI (i vari Giovanni Donzelli, Fabio Rampelli, Galeazzo Bignami); i governativi ovviamente capitananti da Giorgia Meloni; i liberali (Guido Crosetto); i fascioleghisti salviniani-vannaccisti; i leghisti governativi (Giancarlo Giorgetti); la destra di Forza Italia (Maurizio Gasparri). Vedremo se questo amalgama farà la fine di quell’altro, quello che Massimo D’Alema parlando del Pd definì «malriuscito».