di AGNESE PINI
Odiare non è un diritto.
In nessun impianto giuridico delle nostre fragili, imperfette, ma necessarie democrazie occidentali l’odio viene annoverato tra i diritti. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, venerdì dal Meeting di Rimini, lo ha ricordato: la Costituzione nasce per espellere l’odio
Esiste il diritto all’odio? È necessario chiederselo soprattutto oggi, dopo le polemiche sul libro del generale Vannacci – che ha messo nel mirino una serie di categorie umane a lui invise: omosessuali, ebrei, neri, femministe – dopo il caso politico e letterario scaturito dal militare-scrittore adesso corteggiato anche dai partiti, e che ieri a Lamezia Terme ha visto la prima riunione dei suoi sostenitori, in carne e ossa, dopo i migliaia che hanno acquistato il suo saggio e lo hanno acclamato dai social e sul web come alfiere della libertà di espressione.
Erano pochini, per la verità, nella cittadina calabrese, complice forse il torrido pomeriggio di fine agosto. Ma il dato meramente numerico non inficia l’urgenza della domanda, e dunque: qual è il confine tra la legittima autonomia di pensiero e il sacrosanto rispetto del prossimo? Abbiamo, in sintesi, il diritto di odiare?
È tutto qui, in fondo, il nodo attorno a cui si è attorcigliato e poi avvelenato il dibattito pubblico. E la prima considerazione necessaria da fare per provare a rispondere è questa: l’odio non è un diritto, è un sentimento.
In nessun impianto giuridico delle nostre fragili, imperfette, ma necessarie democrazie occidentali l’odio viene annoverato tra i diritti. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, venerdì dal Meeting di Rimini, ha detto a questo proposito una cosa in più: “La Costituzione nasce per espellere l’odio”.
La nostra Carta, il sistema di garanzia che determina il delicatissimo equilibrio tra la personale capacità di giudizio e la tutela di tutti gli esseri umani, è il primo antidoto a quella cultura dell’odio che, se coltivata al punto da essere legittimata politicamente e istituzionalmente, genera mostri.
E dunque: i sentimenti non possono essere diritti? In un caso lo sono: nella Dichiarazione d’Indipendenza americana – ce lo ha ricordato ancora una volta Mattarella – viene riconosciuto come diritto un sentimento che è, guarda caso, l’esatto contrario dell’odio: è il diritto alla felicità.
Un’utopia bellissima, che i pionieri delle nostre democrazie – e cioè delle nostre libertà – hanno voluto trasformare in un diritto inviolabile dell’uomo.
E senza scomodare la giurisprudenza, basta davvero un po’ di buon senso per sapere che nessuno è mai stato felice odiando qualcun altro.