No! La falsa cura contro il cancro nota come “metodo Hamer” non è stata accettata da “elite di fede ebraica” (open.online)

di Juanne Pili

FACT-CHECKING

Antisemitismo e pseudoscienza si uniscono per promuovere una medicina alternativa tra le più pericolose

Circolano su Facebook alcune condivisioni (per esempio qui qui) dal repellente stampo antisemita, dove si ricordano le affermazioni di Ryke Geerd Hamer, padre della Nuova medicina germanica – una delle più pericolose medicine alternative mai concepite -, con la quale il “medico” tedesco ha messo a repentaglio la vita di diversi pazienti, tra atroci sofferenze e condizioni igieniche spaventose, che in alcuni casi hanno portato alla morte. In queste recenti condivisioni si riportano alcune affermazioni di Hamer riguardo a un presunto complotto ebraico, volto a nascondere ai non ebrei le fantomatiche capacità anti-cancro della sua medicina.

Analisi

Le condivisioni in oggetto parlano del contenuto di sei lettere, dove Hamer si rivolge «ai massimi vertici della Comunità ebraica internazionale […] questi massimi livelli hanno accettato la sua Nuova Medicina Germanica, ma li accusa di applicarne le cure esclusivamente per le persone di fede ebraica».

Chi era Hamer e cos’è la Nuova medicina germanica

Nota anche come «metodo Hamer», la Nuova medicina germanica si basa sull’idea – priva di alcun riscontro serio nella letteratura scientifica – che tutte le malattie deriverebbero da complessi psichici, portando potenzialmente alla formazione di tumori. Risolvendo questi conflitti interiori sarebbe quindi possibile raggiungere la guarigione. Tale concezione è alla base della fantomatca «legge ferrea del cancro», come definita da Hamer.

Le metastasi non avrebbero un’esistenza reale. Sarebbero invece una costruzione della «medicina ufficiale». Batteri e virus non sarebbero agenti nocivi, bensì amici dell’organismo e alleati nella lotta contro le malattie da superare. Tra le teorie più controverse vi è l’idea che gli ebrei possiedano una conoscenza dei principi del metodo Hamer, ma che non la condividano con i non ebrei, di cui starebbero complottando la decimazione.

Hamer usava anche mostrare immagini di TAC in cui sembrava possibile individuare traumi mentali nell’encefalo. In realtà, tali immagini erano spesso il risultato di errori dei vecchi apparecchi, noti come «artefatti ad anello», che non sono più rilevabili negli strumenti moderni. Per maggiori approfondimenti suggeriamo la lettura del blog Medbunker del medico e debunker Salvo Di Grazia.

Hamer era stato radiato dall’Ordine dei medici già nel 1986, a seguito di una condanna del tribunale di Coblenza. Gli psichiatri riscontrarono in lui un «carattere fanatico […] pronto a credere nella assolutezza delle sue idee, incapace di una valutazione equilibrata». Hamer morì in Norvegia nel 2017 senza mai pagare veramente per i suoi crimini. Ma sono ancora tanti i suoi seguaci nel mondo.

Alcuni esempi sulla pericolosità del metodo Hamer

Emblematica è la storia di Olivia Philar i cui genitori tutt’oggi sono dei ferventi sostenitori del metodo Hamer. Era una bambina austriaca di sei anni nel 1995, quando le fu diagnosticato un tumore maligno a un rene. Sarebbe bastato sottoporre la piccola alla chemioterapia, i genitori decisero invece di rivolgersi ad Hamer, il quale intanto era stato radiato anche in Austria e si era trasferito in Spagna.

Qui i genitori portarono la figlia, nella clinica hameriana di Malaga. La diagnosi di Hamer fu che la madre non voleva più cucinare e la nonna le aveva dato troppe cotolette da mangiare (Sic!).

Dopo un provvedimento del tribunale per i minori di Vienna, la bambina fu liberata dalla polizia, dopo 72 giorni di puro orrore. Trasferita in una clinica di Vienna, dei medici veri le salvarono la vita. Prima della partenza dall’Austria, il tumore aveva un volume di 250 cm³; dopo il periodo trascorso in Spagna era cresciuto fino a raggiungere un volume di 4200 cm³. La salute della bambina era gravemente compromessa, in quanto non aveva mai ricevuto delle cure reali. Fu la chemioterapia a salvare Olivia.

Nonostante quest’esperienza, i genitori di Olivia, un ingegnere e una maestra, rimasero fedeli alla nuova medicina germanica. Il padre – invece di continuare a lavorare come ingegnere e mettere in guardia altri sprovveduti -, continuò come niente fosse a diffondere il metodo che stava uccidendo sua figlia.

Purtroppo non tutti ebbero la stessa fortuna di Olivia. L’infermiera svizzera Gaby J. scoprì di avere un nodulo al seno nel 1997. Avrebbe potuto essere curata a seguito dell’asportazione del seno e dei linfonodi con dei cicli di chemioterapia o la radioterapia, invece si rivolse al metodo Hamer, auto-convincendosi (come il padre di Olivia) degli effetti benefici, non volendo accettare che le metastasi le stessero devastando il corpo fino a impedirle di muoversi.

Purtroppo accettò di ricoverarsi in ospedale quando era troppo tardi nel 2000. La madre, Rose-Laure Huber, la definì «uno scheletro, quasi senza capelli».

Conclusioni

Ci sembra pleonastico a questo punto precisare che è del tutto improbabile l’esistenza un complotto ebraico volto a tenere nascosti i presunti effetti benefici del metodo Hamer, visto che questi si sono rivelati essere le mere illusioni dei pazienti o dei loro genitori; i quali resi vulnerabili dal dolore, sono finiti nelle grinfie di altrettanto illusi medici o sedicenti tali.

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