Le piccole imprese crescono anche grazie alla piattaforma americana.
Ciò che dovrebbe fare lo stato per aiutare le Pmi non è improvvisarsi concorrente di Bezos, ma fare meglio ciò che gli compete: agevolare investimenti, snellire la burocrazia e abbassare la pressione fiscale
Qualche anno fa, durante lo scoppiettante governo Conte I, Luigi Di Maio lanciò l’idea di creare una “Amazon del Made in Italy”: “E’ tempo che il nostro paese si doti di un portale di e-commerce multilingua, in cui le aziende italiane possano non solo esporre, ma vendere i propri prodotti”, disse l’allora ministro dello Sviluppo economico.
Erano i tempi in cui dominava il sovranismo gialloverde e in cui Casaleggio jr. era il nostro Elon Musk, massimo esperto di “futuro” e “innovazione”. Non se ne fece nulla. Qualche tempo dopo, fu Maurizio Martina, ex segretario del Pd, a lanciare l’idea, cara anche a Francesco Boccia, attuale mente economica di Schlein, di far diventare Poste la “Amazon italiana”: “Poste è un attore fondamentale e può raccogliere la sfida di un progetto nazionale, accompagnata dai principali player del commercio italiano”.
Anche in quel caso non se ne fece nulla, per fortuna, visto com’è andato a finire il progetto di Dario Franceschini di fondare la “Netflix della cultura italiana”.