La casa editrice scientifica Springer Nature ha ritirato lo studio di quattro fisici italiani che negava gli impatti della crisi climatica (valigiablu.it)

Springer Nature, 

uno dei maggiori editori scientifici, ha dichiarato di aver ritirato uno studio sottoposto a peer-review a firma del fisico nucleare, Gianluca Alimonti, del meteorologo agrario, Luigi Mariani, e dei fisici Franco Prodi e Renato Angelo Ricci, perché presentava conclusioni fuorvianti sull’impatto del cambiamento climatico. Prodi e Ricci sono tra i firmatari della World Climate Declaration, in cui si afferma che “non c’è alcuna emergenza climatica” e che “arricchire l’atmosfera di CO2 è vantaggioso”.

Franco Prodi è uno dei cosiddetti “falsi esperti”, o “pseudoesperti” – nel senso che pur essendo scienziati (nel caso di Prodi, fisici dell’atmosfera) nella loro carriera non si sono mai occupati di cambiamento climatico e non possono essere considerati esperti della materia – spesso intervistati sui media generalisti dando l’impressione ingannevole che il dibattito scientifico sia ancora aperto.

L’autore principale dello studio, Alimonti, ha sostenuto nel 2014 che non c’è consenso tra gli scienziati del clima sul fatto che il riscaldamento globale sia causato dall’attività umana. Ma, come ricostruivamo recentemente in questo articolo di Antonio Scalari, il dibattito sul consenso scientifico sul cambiamento climatico è finito da tempo.

La decisione di ritirare lo studio è arrivata dopo un’indagine sollecitata da un’inchiesta di AFP, circa un anno fa. Springer Nature ha spiegato che, a seguito di un processo di revisione interna, ha rilevato che le conclusioni dello studio non erano “supportate dalle evidenze disponibili o dai dati forniti dagli autori”. E pertanto ha ritirato l’articolo.

Lo studio – intitolato “A critical assessment of extreme events trends in times of global warming” (Valutazione critica dell’andamento degli eventi estremi in tempi di riscaldamento globale) – era stato pubblicato a gennaio 2022 sull’European Physical Journal Plus, una rivista non nota per la pubblicazione di articoli scientifici sui cambiamenti climatici, e affermava che sulla base dell’osservazione dei dati relativi a possibili cambiamenti nella frequenza o nell’intensità di piogge, cicloni, tornado, siccità e altri eventi meteorologici estremi, “la crisi climatica che, secondo molte fonti, stiamo vivendo oggi non è ancora evidente”.

Lo studio era stato poi ampiamente ripreso dai gruppi di negazionisti (o scettici) climatici e rilanciato in due video (con oltre 500mila visualizzazioni su YouTube) su Sky News Australia, un canale che si è contraddistinto per la disinformazione sulla scienza del clima.

Diversi scienziati del clima contattati da AFP e Guardian hanno affermato che lo studio aveva manipolato i dati, selezionato alcune informazioni ed escluso quello che contraddicevano le conclusioni cui giungevano gli autori, spingendo così l’editore ad avviare la revisione interna, condotta dal Research Integrity Group di Springer Nature in osservazione delle linee guida del Committee on Publication Ethics (COPE).

L’articolo è stato revisionato da esperti di scienza del clima mentre ai quattro autori è stato chiesto di presentare un addendum in risposta alle critiche mosse. “Dopo un’attenta considerazione e consultazione con tutte le parti coinvolte, i redattori e gli editori hanno concluso di non avere più fiducia nei risultati e nelle conclusioni dell’articolo”, ha dichiarato Springer Nature a AFP.

I redattori della rivista hanno pubblicato una nota online in cui spiegano che l’articolo è stato ritirato perché c’erano riserve sulla “selezione dei dati, l’analisi e le conclusioni derivanti”. L’addendum – prosegue la nota – “non è stato considerato adatto alla pubblicazione” e, pertanto, “la ritrattazione è stata la linea d’azione più appropriata per mantenere alti i livelli dei contenuti scientifici pubblicati sulla rivista”.

L’articolo è ancora disponibile per il download, ma il manoscritto reca ora la dicitura “RETRACTED ARTICLE” su ogni pagina. Secondo il sito web della rivista, l’articolo è stato consultato 92.000 volte.

Il Guardian ha chiesto agli editori perché le criticità dello studio non siano state rilevate prima della pubblicazione. Ma Springer Nature non ha dato ulteriori spiegazioni, rispondendo che non può discutere “la storia specifica o il processo di peer review di un articolo con persone diverse dagli autori”. Gli editori hanno aggiunto che stanno “prendendo provvedimenti per garantire che problemi simili non si verifichino in futuro”, come l’incremento del numero di supervisori e di revisori.

Il nocciolo della questione, spiega ad AFP Stefan Rahmstorf, responsabile dei sistemi terrestri presso il Potsdam Institute for Climate Impact Research, è che lo studio “non è stato pubblicato su una rivista che si occupa di cambiamento climatico”, e pertanto il processo di revisione potrebbe non aver coinvolto in prima battuta esperti di scienza del clima. “Questa è una strada comunemente battuta dagli ‘scettici del clima’ per evitare la revisione paritaria da parte di veri esperti del settore”, aggiunge Rahmstorf.

Tu hai un’idea, magari super brillante, ci lavori, scrivi e la sottoponi a una rivista scientifica in cui 2/3 anonimi revisori certificati fanno le pulci al tuo lavoro. Come è giusto che sia. Il metodo scientifico prevede che le tue opinioni diventino scienza solo se certificate da terzi, altrimenti chiunque potrebbe sostenere qualsiasi cosa e pretendere un valore scientifico. Una volta pubblicato l’articolo, si apre il dibattito, ma ai congressi di settore e sulle riviste, nAltro…

Un’altra indagine pubblicata da AFP nell’aprile 2023 ha mostrato che scienziati che negano la causa antropica del cambiamento climatico causato hanno fatto pubblicare diversi studi fuorvianti su riviste con revisione paritaria.

Il blog Retraction Watch, che tiene traccia del ritiro di articoli accademici, ha contato 5.000 casi simili allo studio di Alimonti (et alii) solo nel 2022, pari a circa un decimo del numero totale di studi pubblicati.

Il prof. Alimonti e Sky News Australia sono stati contattati dal Guardian per un commento ma non hanno rilasciato dichiarazioni.

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