State in Guardian (corriere.it)

di Massimo Gramellini

Sarà vero, come scrive il Guardian , che i media 
italiani pullulano di putiniani? 

Effettivamente in nessun altro Paese europeo il desiderio dei russi di papparsi un pezzo di Ucraina trova cantori altrettanto accaniti. I pacifisti e gli esperti di geopolitica esistono anche a Londra e a Parigi, ma solo da noi sostengono che l’unico modo di chiudere la guerra e stabilizzare il mondo consiste nel darla vinta al despota russo.

Definirli putiniani è però un’approssimazione in cui talvolta, e me ne scuso, sono caduto anch’io. Gli analisti e i tribuni di destra e di sinistra che negano l’esistenza di una sostanziale diversità tra le autocrazie orientali e le democrazie occidentali non amano il modello russo o cinese. Semplicemente detestano quello americano.

Se domani Biden si alleasse con Putin, passerebbero armi e bagagli dalla parte di Zelensky. Per molti di loro, nel 1945 l’America non ci ha liberati. Ci ha occupati. Ha cacciato i nazifascisti e impedito ai comunisti di prenderne il posto, consegnando il potere ai partigiani di estrazione laica e cattolica in cambio dell’adesione all’Impero che parla inglese.

Pensano (sicuramente in buonafede) che per difendere la nostra qualità della vita, lo Stato Sociale, convenga smarcarsi da Washington. Ma sottovalutano (sicuramente in buonafede) che le Grandi Potenze non sono tutte uguali e, pur con mille storture, la parte di mondo che fa capo agli Stati Uniti rimane l’unica dove la libertà dell’individuo conta ancora qualcosa.

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