È polemica
Elena Donazzan ci ricasca. L’assessore al Lavoro della Regione Veneto in quota Fratelli d’Italia, già nota alle cronache per aver cantato “Faccetta nera” in radio a ‘La Zanzara’, costringendo il governatore Luca Zaia a chiederle di porre le sue scuse, si è resa protagonista di un nuovo controverso episodio.
Visitando nella giornata di mercoledì un sit-in degli agenti di polizia penitenziaria fuori il carcere Due Palazzi di Padova, convocato a seguito di alcuni episodi di violenza che si sono verificati nella struttura a causa delle intemperanze dei detenuti, Donazzan ha detto che “non esistono regole d’ingaggio chiare in assoluto, quando abbiamo a che fare con la peggiore umanità. Perché voi non avete a che fare con le signorine”, come riferisce l’Ansa.
Immediata la bufera politica e il tentativo di giustificazione della Donazzan.
“Gli agenti – spiega l’assessore regionale in una nota – non hanno a che fare con la vigilanza in una scuola dell’infanzia con le creature che sono la migliore umanità, ma in carcere, banalmente, ribadisco, con persone che qualcosa di male nella vita devono averlo fatto per essere recluse“.
Secondo l’assessore regionale “si stanno sviluppando polemiche pretestuose, perché ieri al carcere di Padova ho affermato esattamente il contrario: le regole di ingaggio sono fondamentali perché mettono il più possibile in protezione gli agenti nelle loro azioni, e proprio agli agenti ho detto che il Protocollo operativo licenziato qualche giorno fa dal Ministero della Giustizia è un provvedimento molto significativo che va nella direzione della chiarezza e della cornice predeterminata di legalità nella gestione di eventi critici. Ho aggiunto anche che il lavoro degli agenti di polizia penitenziaria è tra i più difficili e che hanno fatto scelte coraggiose di vita avendo a che fare con situazioni impreviste e complesse da predeterminare, anche con il migliore protocollo“, conclude.
Una spiegazione che non basta e non convince l’opposizione. Per la deputata Dem Rachele Scarpa “nel giorno in cui cui arriva sul tavolo del Consiglio dei Ministri il cosiddetto ‘decreto baby gang’ in cui si proporrà probabilmente, tra le altre cose, di facilitare l’incarcerazione per gli under 18, Elena Donazzan ci restituisce un’immagine chiara della visione di questa destra delle persone detenute: sono ‘la peggiore umanità’. I persi. Gli irrecuperabili”.
Per la giovane esponente del Partito democratico “da un assessore regionale ci si aspetterebbe consapevolezza del ruolo rieducativo che dovrebbe avere la pena; a Elena Donazzan invece basta descrivere con parole deumanizzanti un contesto e delle persone, per cui né la sua giunta né il suo governo hanno intenzione di fare nulla. In carcere finiscono soprattutto persone con grandi difficoltà economiche, sociali, di contesto. Perché non chiedersi come migliorare quelle condizioni? Sarà perché quella è la ‘peggiore umanità’, quella che nemmeno a meno di 18 anni può essere rieducata, quella che deve rimanere segregata per sempre, quella che poco importa se si suicida in cella”.
Rincara la dose Alessandro Zan, deputato e responsabile Diritti della segreteria nazionale del Pd, che definisce quelle di Donazzan “parole aberranti”. “Mi chiedo come Luca Zaia trovi opportuno lasciare deleghe fondamentali come quelle al lavoro e all’istruzione a una dichiarata fascista – le parole al vetriolo di Zan – e come, soprattutto, Giorgia Meloni non abbia mai speso una parola per moderare le uscite di una sua esponente di partito. La solidarietà alla Polizia Penitenziaria, doverosa e necessaria, che anche io ho portato personalmente nei giorni scorsi incontrando gli agenti presso il carcere Due Palazzi di Padova insieme alla richiesta di maggiori tutele, non può mai, in nessun caso, degenerare in un attacco frontale alle persone detenute, già giudicate e che stanno scontando la loro pena. Sono parole ancora più gravi se arrivano da chi ricopre ruoli istituzionali, come Donazzan, che si autoproclama anche giudice morale e dimostra di non sapere di nulla del sistema carcerario italiano. La Costituzione impone che la pena sia sempre rivolta alla riabilitazione e al recupero di un condannato, ma da chi canta “faccetta nera” alla radio e partecipa a celebrazioni fasciste non ci si può di certo aspettare la conoscenza della Carta. Donazzan si scusi immediatamente”.